Provincia di SiracusaSiracusa

Aggressione omofoba a una socia. L’appello di Stonewall: “Chi ha visto ci aiuti a far luce sull’episodio”

L’associazione Stonewall GLBT di Siracusa esprime solidarietà e si stringe attorno alla propria socia, che chiameremo convenzionalmente “Marta”, vittima martedì scorso ma la denuncia presso gli uffici della Questura di Siracusa è a stata effettuata solo ieri, di un’aggressione di stampo omofobo, avvenuta in serata tra via Catania e via Malta. Secondo quanto riferito dalla giovane, mentre passeggiava per via Catania, nei pressi del bar Cavallino Rosso, è stata dapprima sbeffeggiata con risate e parole di scherno, e successivamente da insulti divenuti in breve tempo un vera e propria aggressione verbale da parte di un uomo che si trovava in compagnia della fidanzata. “Forse il mio aspetto o il mio modo di vestire un po’ mascolino lo ha indotto a pensare che fossi un ragazzo gay, – racconta Marta. Cercando di mantenere tutta la mia freddezza, gli ho chiesto il motivo di quei terribili e violenti insulti, cercando di farlo ragionare ma l’uomo, che non conoscevo, per tutta risposta continuava ad urlarmi di tutto e poi ad un certo punto si toglieva la giacca preparandosi a picchiarmi. Botte che per fortuna ho evitato grazie all’intervento della fidanzata dell’uomo, che ha provato a distoglierlo dal suo intento invitandolo a lasciar perdere e calmarsi. Tutto sembrava finito li – continua a raccontare Marta – ma pochi minuti dopo mentre percorrevo a piedi via Malta, ho sentito il rumore di un’auto che accelerava e quasi provava ad investirmi, bloccandosi al centro della strada. Era ancora quell’uomo che prima ha continuato ad insultarmi pesantemente e successivamente scendendo dall’auto, alla mia mancata reazione, si è nuovamente tolto la giacca minacciando stavolta di farmela pagare sul serio. A quel punto è intervenuta nuovamente la fidanzata dello sconosciuto, invitandolo a lasciar perdere”. Tornata a casa Marta ha in un primo momento espresso la volontà di non voler dare seguito minimizzando l’accaduto ma col passare delle ore e con una più approfondita riflessione si è resa conto che l’episodio non poteva passare sotto silenzio. “Ho denunciato ufficialmente la cosa alla Polizia perché penso che nessuno dovrebbe subire quello che ho subito io, le parole spesso feriscono molto più di schiaffi e pugni. Non è la prima volta che mi insultano ma per fortuna cerco sempre di mantenere la calma e non rispondere alle offese. Da quella sera però non posso fare a meno di pensare che se al mio posto si fosse trovata una ragazzina o un ragazzino con meno esperienza chissà come sarebbe finita? E se non fosse intervenuta la fidanzata dell’uomo sarei qui a raccontarla in questo modo o in ospedale?” Interrogativi raccolti e condivisi dall’associazione Stonewall di cui Marta fa parte, come socia e volontaria e nei confronti della quale è già stato predisposto il servizio gratuito di assistenza legale. “Siamo sgomenti ed arrabbiati per quanto accaduto alla nostra amica Marta, – dichiara Tiziana Biondi vice presidente di Stonewall -tanto più che l’aggressione, per fortuna solo verbale, è avvenuta per futili motivi e con l’aggravante dell’omofobia. Ci è sembrato davvero assurdo e surreale, che ancora oggi si possa essere aggrediti solo perché si è scambiati per omosessuali o perché  il proprio aspetto non riscontra il gradimento di qualcuno. Stonewall è pronta a sostenere Marta in tutte le sue istanze e adesso tramite la nostra avvocata Alessia Lo Tauro stiamo valutando cosa poter fare per dare maggiore forza alla denuncia presentata. A questo proposito, – continua Biondi – chiediamo che se qualcuno avesse visto quanto accaduto alla nostra amica di testimoniarlo a noi in associazione o alle forze dell’ordine, dandoci così la possibilità di riuscire a risalire all’uomo che si è reso protagonista di un tale atto di inciviltà e violenza gratuita, perché venga individuato e punito. Invitiamo inoltre, – conclude – chiunque fosse rimasto vittima di aggressioni omofobe a denunciare sempre quanto accaduto, meglio ancora se supportati dalle associazioni che operano sul nostro territorio. Di omofobia ancora oggi si muore, rompiamo il muro del silenzio!”

 

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