Coronavirus, il Comitato scientifico siciliano: ecco come ripartire

La Sicilia ripartirà dal 4 maggio con “le attività più a basso rischio”.

Lo scrive il Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Coronavirus in Sicilia nel parere trasmesso al presidente della Regione Nello Musumeci.

La decisione “alla luce degli incoraggianti dati del contenimento della pandemia nel territorio regionale”, si legge nella nota degli esperti.

In particolare, a propendere per il via, sono i buoni “tassi di occupazione dei posti ospedalieri e della capacità ricettiva dell’intera rete delle terapie intensive”.

Ma anche “l’efficienza e della efficacia del sistema di monitoraggio e gestione territoriale”.

Del Comitato, coordinato da Antonio Candela, fanno parte: Luigi Aprea (igiene e sanità pubblica), Bruno Cacopardo (malattie infettive e tropicali), Salvatore Corrao (medicina interna), Francesco Dieli (immunologia), Agostino Massimo Geraci (medicina e chirurgia d’urgenza), Antonello Giarratano (rianimazione e terapia intensiva), Gioè Santi Mauro (ranimazione e terapia intensiva), Cristoforo Pomara (medicina legale), Nicola Scichilone (pneumologia), Stefania Stefani (microbiologia), Francesco Vitale (virologia) e Toti Amato, (presidente Ordine dei medici).

Il documento, condiviso con il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, è ora all’esame del premier Giuseppe Conte.

In merito alla fase di lockdown e alla necessità della ripresa produttiva anche nel nostro territorio, gli esperti segnalano l’opportunità di un rafforzamento delle misure di distanziamento sociale e riconoscono “che non tutte le attività lavorative espongono lavoratori e utenti allo stesso rischio di contagio”.

Nella relazione si evince che i dispositivi di protezione diventeranno indumenti comuni nella vita di ciascuno.

L’approvvigionamento dovrà essere costante anche per le settimane a venire, così viene incoraggiata l’azione di diverse aziende siciliane impegnate nella nuova avventura produttiva.

Il Comitato tecnico-scientifico ha individuato precise categorie di rischio corrispondenti a fasce di lavoratori, valutandole in quattro livelli: basso, medio, alto e molto alto.

LAVORATORI AD ALTO RISCHIO

A quest’ultima appartengono e altro personale sanitario come ad esempio “chi si occupa dell’intubazione su pazienti Covid-19 noti o sospetti”.

Fra i lavori ad alto rischio di esposizione, anche pulizia e sanificazione in ambienti ospedalieri, ma anche operai funebri.

MEDIO RISCHIO

Sono a rischio medio, i lavoratori soggetti a contatti frequenti con il pubblico.

Tra loro addetti alle consegne di beni e merci, personale addetto alla sicurezza o all’ordine pubblico e lavoratori in punti vendita al dettaglio o all’ingrosso.

I datori di lavoro dovrebbero installare barriere fisiche “anti-respiro” ma anche controlli amministrativi per ridurre al minimo il contatto faccia a faccia.

BASSO RISCHIO

Sono a basso rischio di esposizione, infine, quanti sono impiegati in lavori che non hanno frequenti contatti ravvicinati con il pubblico e con altri colleghi.

Per questa categoria si suggerisce “un corretto lavaggio delle mani, incoraggiare un’adeguata etiquette respiratoria per tosse e starnuti, scoraggiare i lavoratori dall’utilizzo di postazioni e materiale utilizzato dai colleghi”.

Per gli esperti resta fondamentale, infine, la capacità di effettuare test diagnostici su vasta scala per individuare e monitorare la diffusione del virus.

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