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Avola: folto e attento pubblico al convegno sulla mandorla. Importanti i temi trattati (IL VIDEO, LE FOTO, GLI APPROFONDIMENTI)

Innovazione, agricoltura intensiva, bioeconomia, energie rinnovabili, sviluppo agroalimentare sostenibile. Un convegno interessante per capire e migliorare lepotenzialità della mandorlicoltura in Sicilia. 

Avola, 29 settembre 2015 – Un attento e interessato pubblico ha riempito la sala del centro giovanile di Avola in occasione del convegno svoltosi questo pomeriggio, interamente dedicato alla mandorla. A relazionare, importanti studiosi provenienti da tutta Italia e dal mondo per parlare di innovazione, agricoltura intensiva, bioeconomia, energie rinnovabili, sviluppo agroalimentare sostenibile. 

A fare gli onori di casa, il sindaco, Luca Cannata, che ha dato i saluti ricordando l’importanza della mandorla per lo sviluppo del territorio.  I lavori sono stati introdotti da Corrado Bellia, Direttore del Consorzio Mandorla di Avola, e Giuseppe  Taglia, Dirigente Ufficio Servizio Agricoltura di Siracusa. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una ripresa di interesse per la coltivazione del mandorlo – dice Taglia – sono nati nuovi impianti condotti in maniera razionale e moderna. Occorre “più conoscenza per ettaro” e una maggiore consapevolezza della potenzialità di questa coltura. 

Durante il convegno i professori dell’Università degli Studi di Catania (Giovanni Spagna, Rosa La Rosa, Gaetano Distefano, Alessandra Gentile, Stefano La Malfa) hanno messo in luce le caratteristiche chimiche, nutrizionali e organolettiche delle mandorle di Sicilia, attraverso la documentazione delle ricerche condotte.

Si è parlato poi di innovazione tecnica con l’utilizzo di nuovi portinnesti e di impianti intensivi, ad opera della società spagnola Agrimillora.

Interessante la relazione sulla mandorlicoltura superintensiva. Giuseppe Rutigliano, Agronomo libero professionista, rappresentante di un’azienda pugliese, ha per prima cosa illustrato le differenze tra la mandorlicoltura di ieri e quella di oggi, e ha sottolineato che mentre prima noi in Italia avevamo il primato in questo senso adesso siamo stati scavalcati da altre nazioni. La svolta per adattarci alle moderne tecnologie può essere sicuramente quella del superintensivo. Dopo avere esposto i vantaggi della scelta della mandorlicoltura in generale (buone prospettive di mercato, redditività dell’impianto, facile gestione agronomica) ha quindi spiegato i vantaggi del superintensivo, ad esempio: la riduzione dei costi della manodopera, una maggiore capacità di produzione (alte produzioni costanti). “La mandorla in Sicilia utilizza sistemi che sono ancora molto indietro – ha detto – ma c’è la possibilità di progredire. Mi sono chiesto: può rifiorire il mandorlo nelle nostre terre? La risposta che mi sono dato è: sì. Abbiamo due possibilità: da una parte la mandorlicoltura tradizionale (ma solo con una irrigazione corretta) e dall’altra la mandorlicoltura superintensiva. Questa comporta una serie di parametri da cui non si può prescindere, ad esempio molta acqua (1500 metri cubi per ettaro), un impianto di 2000 piante per ettaro ecc. Lo studioso ha anche accennato al concetto di “pianta intelligente” (altezza 50/60 cm, forma di facile gestione, tagli indefiniti…).

Luigi Iannitti ha poi introdotto il concetto della “bioeconomia“, un tipo di economia basata sull’utilizzazione di risorse naturali rinnovabili e sulla loro utilizzazione in beni e servizi finali o intermedi, con l’esperienza della gassificazione delle biomasse derivanti dalla coltivazione del mandorlo. Nello specifico, con il termine “Bioeconomia” si intende una teoria economica proposta da Nicholas Georgescu-Roegen per un’economia ecologicamente e socialmente sostenibile. Il suo lavoro, sviluppato negli anni ’70, consiste nell’analisi dell’economia tramite un criterio biofisico e, in particolare, tramite la seconda legge della termodinamica. Sulla base di questa legge, che afferma che in un sistema chiuso l’entropia non può che aumentare, lo studioso propose di passare ad una teoria economica basata sulla crescita illimitata ad una “bioecologia” che concepisce la produzione e lo scambio di beni e servizi come inseriti in un sistema ecologico soggetto a dei limiti. In breve: per avere una crescita bisogna produrre e scambiare servizi, per poter fare questo bisogna trasformare le materie prime. Tale trasformazione, essendo irreversibile, come enuncia il secondo principio della termodinamica, fa aumentare l’entropia e fa passare le materie prime da un maggiore livello di energia utilizzabile ad uno inferiore.

Roegen non propone una completa rinuncia ai confort e alle innovazioni derivanti dal sistema industriale: infatti, egli ammette che “sarebbe stupido proporre una rinuncia completa al comfort industriale dell’evoluzione esosomatica. L’umanità non tornerà indietro nelle caverne, o, piuttosto, agli alberi. Ma vi sono alcuni punti che potrebbero essere inclusi in un “programma minimo bioeconomico“. Questo in sintesi, anche se il concetto di bioeconomia è molto più vasto ed elaborato.

Il convegno si è concluso parlando del Marchio collettivo Mandorla di Sicilia, necessario per comunicare e promuovere il “Made in Sicily”. A relazionare sul tema  Concetto Scardaci, Consigliere dell’Associazione Produttori Mandorla di Sicilia.

Insomma, il convegno è stato molto utile per capire alcuni punti fondamentali per continuare la tradizione della mandorlicoltura in Sicilia inserendo però elementi importanti di innovazione e sviluppo sostenibile. Momento importante, inoltre, per confrontare le nostre tecnologie con quelle del resto d’Italia e del mondo e per riflettere sulle potenzialità della mandorlicoltura nel nostro territorio.

Ilaria Greco

Qui in basso le foto, nel tg di domani il servizio con le nostre riprese e gli approfondimenti.

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