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Ad Avola aggredita tredicenne a calci e pugni, un fallimento per l’intera comunità

Ad Avola aggredita tredicenne a calci e pugni, un fallimento per l’intera comunità

di Sebi Roccaro e Chiara Marescalco

Ciò che voglio raccontarvi è la storia di una ragazzina che, dopo una discussione con le amiche in un quartiere di Avola, viene accerchiata, spintonata e aggredita con calci, pedate in faccia, tanto da farla cadere stordita a terra, in attesa che qualcuno dei coetanei lì presenti venisse a soccorrerla.
Nulla di tutto questo.
La ragazza è stata trasportata al pronto soccorso di Avola, non si sa se soccorsa dalla famiglia.

È accaduto nella strada della 24 metri.
Tanti i commenti sui social che danno l’idea di un’indignazione collettiva, peccato però che questa sia solo a parole.

DA DOMANI TUTTO SARÀ DIMENTICATO, SOLO LA FAMIGLIA DI M. DOVRÀ PATIRE L’INCUBO VISSUTO DALLA FIGLIA.

Una società che sta fallendo, una comunità che guarda e passa non ha nulla a che vedere con il “fare” comunità.

Un episodio senza precedenti in città che ha scosso l’intera comunità avolese.
Una ragazza che, probabilmente, per il colore della sua pelle è stata presa di mira senza alcuna pietà, addirittura chi era lì, sul posto, anziché aiutarla e soccorrerla, ha vissuto la vicenda da spettatore quasi compiaciuto.

Chi scrive, oltre ad essere indignato, è anche preoccupato per lo stato di cose in cui stiamo vivendo.
Una città che non si ribella a questo stato di cose è una città MORTA!

“Ma è successo in altre città, non siamo mica i primi…”,

così scrive un cittadino su Facebook… come se dovessimo quasi abituarci.


La dinamica dell’aggressione

Secondo le prime ricostruzioni, l’episodio è avvenuto alla 24 metri in “Piazza della Pace”, dove la vittima, durante una discussione con altre ragazze, è stata insultata e spintonata da quattro di loro, per poi essere aggredita fisicamente, strappandole i capelli e colpendola con calci.
Tutto spudoratamente filmato e pubblicato sui social, senza che nessuno intervenisse a difendere la giovane malcapitata.


Le reazioni

La giovane, come racconta un cittadino, sarebbe stata trasportata al pronto soccorso di Avola per le prime cure del caso, dopo i calci in testa ricevuti da una delle ragazze.

La comunità avolese rimane spettatrice di una delle pagine più brutte della storia di questa città, dove intolleranza e razzismo si fondono in un clima che ormai da anni imperversa e che, forse, scaturisce da contrapposizione politica che nulla ha a che vedere con la “Polis“?
Dove, forse, ad ogni critica si reagisce con una querela e con un clima ormai avvelenato, da dove probabilmente non si riuscirà più a uscirne fuori?


Cosa Fare?

Il controllo delle zone frequentate non deve essere solo limitato alla zona movida.
Ma tutto il paese deve essere monitorato.

Manca la “punizione” del colpevole, ormai da troppo tempo, senza alcuna tutela delle vittime che spesso vivono il POST con traumi, ansia, terrore di uscire ed essere di nuovo accerchiati.

La società è disgregata e sempre più frammentata.
Le minoranze non sono realmente integrate, ma tollerate fin quando non mostrano la loro identità e diversità.

Nessuna attività di formazione che supporti un’adolescenza sana tra i giovani, come volontariato in qualsiasi ambito, per costruire una società che migliori l’oggi e che guardi al futuro con uno sguardo ampio e rispettoso.

Si inizia dall’educazione dei propri figli e si finisce per educare al rispetto dei figli degli altri come se fossero nostri fratelli, a prescindere dal colore della pelle.


Conclusioni

L’aggressione subita dalla tredicenne di Avola rappresenta un campanello d’allarme per tutta la comunità.
È FONDAMENTALE CHE AVOLA REAGISCA AD UNO STATO DI COSE DAVVERO DEPLOREVOLE.

Scuole e famiglie collaborino per educare i giovani al rispetto reciproco e per creare ambienti inclusivi e sereni.

Certe forme di bullismo si combattono con il lavoro costante di tutti: operatori del settore, istituzioni e famiglie.

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