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Ortigia: la chiesa di San Pietro ritorna al culto

Domenica prossima, 31 gennaio alle 10.30, l’arcivescovo di Siracusa mons. Salvatore Pappalardo a conclusione della Visita Pastorale tenuta nella Parrocchia S. Pietro al Carmine in Ortigia, consegnerà la chiave della chiesa parrocchiale di S. Pietro. Subito dopo la S. Messa delle ore 10, celebrata nella Chiesa del Carmine, sarà aperta la Chiesa di S. Pietro per essere visitata.

Ritorna al culto, quindi, una delle chiese più antiche di Siracusa.

La prima testimonianza scritta sulla chiesa di San Pietro Apostolo risale al 1500 con Cristoforo Scobar; seguono nel ‘600 il De Michele ed il Pirro e successivamente vari altri storici locali quali Amico, Logoteta, Capodieci, Privitera. Tutti fanno risalire l’origine dell’edificio al IV secolo d.C., attribuendo l’istituzione al vescovo Germano, che contemporaneamente fonda San Paolo, San Pietro a Tremilia e San Foca, nel territorio dell’attuale Priolo Gargallo, dove fu sepolto.

In realtà la prima documentazione storica sulla chiesa risale all’elenco delle decime, Rationes Decimarum, degli anni 1308-1310.

Uno studio del complesso fatto agli inizi degli anni ‘80 del secolo scorso da Ermelinda Storaci, ha permesso, attraverso la ricerca d’archivio e i nuovi rilievi, di ricostruire la vita del monumento fino ai nostri giorni.

L’attuale edificio presenta una pianta rettangolare di m. 21,40 x 16,10. Il nucleo primitivo di epoca paleocristiana era costituito da una struttura a tre navate, di m. 14,20 x 13,60, con l’abside ad ovest e due navate laterali separate dalla centrale mediante una serie di cinque archi sostenuti da pilastri, coperte da volte a botte.

In età bizantina, VII-VIII secolo d.C., viene aggiunto un transetto ad est e creata una nuova abside con tiburio. Si conservano tracce di affreschi risalenti a questo periodo.

Tra il XII ed il XIII secolo, viene ricostruita ad ovest la tribuna rettangolare dell’abside, nella navata centrale viene realizzata una copertura a capriate lignee e si apre un ingresso laterale nella piazzetta San Pietro.

Intorno al XV secolo, l’orientamento est-ovest viene ribaltato, diventando nord-sud, con ingresso principale dalla piazzetta, caratterizzato da un portale ogivale a ghiere plurime, secondo la moda architettonica del tempo e uno simile all’interno, che segna l’ingresso della cappella del SS. Sacramento, creata distruggendo quattro pilastri dell’impianto originario.

In un atto del notaio Domenico Serafino del 1710, sono documentati i lavori di restauro della chiesa che diventa barocca, con l’innalzamento dei muri della navata centrale e l’apertura di quattro finestre; vengono realizzati degli altari e le pareti sono decorate con stucchi ed affreschi.

Dopo il 1860 inizia l’occupazione privata di parte del transetto bizantino e la costruzione di vani sui tetti; nel 1914 l’edificio viene requisito dai militari.

Nel 1920, per volere dell’Arcivescovo Carabelli, la Soprintendenza, in collaborazione con il Ministero della Guerra, effettua dei lavori condotti dall’architetto Sebastiano Agati, interrotti durante la seconda Guerra e ripresi negli anni ’50, per volere del Soprintendente arch. Giaccone.

Il restauro complessivo dell’edificio, con il quale vengono eliminate le caratteristiche barocche per mettere in luce l’impianto di epoca bizantina, vede impegnati il prof. G. Agnello e l’architetto E. Fortuna.

Nel 1964 la struttura viene richiesta come sede per l’auditorium dell’A.S.A.M. (Associazione Siracusana Amici della Musica) per rimanere tale fino a circa tutti gli anni ’90.

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