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(VIDEO) Avola, teatro e solidarietà con la compagnia “Tabità in scena”

Avola, teatro e solidarietà con la compagnia “Tabità in scena”

Il teatro come forma d’arte privilegiata per fare aggregazione ed abbattere qualsiasi differenza tra i soggetti, esaltando, invece, le peculiarità, le abilità di ciascuno.

Con questo spirito e con questo obiettivo nasce “Tabità in scena” in seno all’associazione Onlus “Superabili” di Avola e si presenta come una “compagnia integrata”, ovvero, una compagnia dove, abololite etichette e diversità, a farne parte sono normodotati e persone con disabilità psichica e fisica.

“Tutti attori non professionisti – ci spiega Giuseppe Cataudella, Presidente dell’Associazione I SuperAbili- che vogliono interpretare un teatro che non sia mera ricreazione ma protesta, denuncia, rivoluzione dal basso, crescita, servizio sociale, presa di consapevolezza, impegno civico, integrazione, collaborazione, seme per un mondo migliore. “Tabità in scena” con i suoi spettacoli si prefigge di finanziare l’apertura della cooperativva sociale di tipo b “Tabità” volta all’inserimento lavorativo e sociale delle persone con disabilità psichica e fisica, attraverso l’apertura di un pastificio/panificio”.

A sua volta, la cooperativa “Tabità”, oltre all’inserimento detto, coprirà parte delle spese necessarie al progetto ” Dopo di noi”, che vede la presa in carico dei soggetti con disabilità dopo la morte delle persone che nel presente si prendono cura di loro.

“Nei mesi di luglio e agosto, – annuncia il Presidente Cataudella-  “Tabità in scena” porterà nei comuni siciliani il corto teatrale “Mai più. Oltre la Shoah”, scritto e diretto da  Debora Civello, mediatrice relazionale, rappresentato per la prima volta il 2 febbraio 2014 a Roma al Teatro Antigone durante la prima edizione della rassegna teatrale “Shoah , oltre la memoria”.

Il Corto mostra tutti i vari tipi di genocidi perpetrati dopo il mai più detto a seguito degli orrori della seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri.

È un grido contro l’ignoranza, l’indifferenza, la paura del diverso.

Nuda la scenografia, crudo il linguaggio utilizzato; i genocidi sono scanditi dal suono di piedi in marcia e dallo sbattere di un pezzo di legno su una scatola di latta per biscotti”. Uno spettacolo che vuole arrivare alle coscienze e con un alto scopo benefico.

Emanuela Volcan

 

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