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Altri reperti di navi spagnole scoperti nel mare fra Avola e Fontane Bianche.

Altri reperti di navi spagnole scoperti nel mare fra Avola e Fontane Bianche.  Tre secoli fa, l’11 agosto 1718, una cruenta battaglia navale fu combattuta nelle nostre coste fra la flotta inglese e quella spagnola. Nota come la battaglia di Capo Passero – Avola.

Alcuni galeoni spagnoli in difficoltà, per sfuggire alle cannonate delle veloci navi inglesi, si avvicinarono troppo alla costa avolese e naufragarono.

I rinvenimenti dei resti di quei galeoni spagnoli nelle nostre acque si susseguono. Tredici anni fa, nei pressi della spiaggia di Avola in località “Gallina”, si registrò il ritrovamento di cinque cannoni in ferro e due affusti, stoviglie di bordo, armi e parte del relitto di una imbarcazione risalente al XVIII secolo.

Dopo queste scoperte  di oggetti e reperti risalenti a quella storica battaglia trovati nel mare di Avola, altri reperti interessanti sono stati recuperati nei giorni scorsi nelle acque fra Fontane Bianche e la foce del fiume Cacyparis dal siracusano Fabio Portella.

Un timone  costruito in legno e ricoperto da una lamina metallica inchiodata,  lungo quasi cinque metri per un peso di circa 800 kg.

Appartenuto a una nave in legno di grandi dimensioni e data la sua deperibilità e la bassa profondità di ritrovamento, su indicazione della Soprintendenza del Mare è stato recuperato per scongiurare possibili danneggiamenti.

E’ stato ritrovato anche un cannone in ferro, lungo quasi 2,5 metri, si trova a una profondità di 49 metri; diversi dettagli costruttivi (culatta, bottone, orecchioni, anelli di rinforzo), lo daterebbero tra il XVI ed XVIII secolo.

I motivi di questa battaglia si possono fare parzialmente risalire al trattato di Utrecht del 1713 mediante il quale la Sicilia venne assegnata a Vittorio Amedeo II di Savoia.

Tuttavia la gestione politica e amministrativa sabauda provocò i malumori del clero e dei baroni siciliani facendo rimpiangere il dominio spagnolo e agevolandone addirittura il ritorno.

Questi raggiungono e sbarcano a Palermo nel 1718 provocando l’accantonamento delle truppe piemontesi verso Est e a Siracusa.

Ad Avola, allora marchesato dei Pignatelli Aragona Cortès, casato di origine aragonese, i potenti partigiani che auspicavano ii ritorno in Sicilia degli Spagnoli, si coagulano per la resistenza anti sabauda, coinvolgendo anche la Contea di Modica. Protagonista di tale resistenza fu l’avolese capitano d’armi Ascensio Battaglia.

Avola fu, pertanto, un punto focale di tale conflitto tanto da rinforzare le sue difese costruite intorno alla città esagonale del 1693 dal gesuita Angelo Italia.

Si rinforzò il perimetro delle mura e in particolare il baluardo del quartiere San Giovanni Battista con la Porta Siracusa e i rivellini sulle strade che conducevano verso Siracusa. Meccanismi di difesa furono approntati anche sulla Montagna di Avola e nel Passo di Cassibile.

Si ebbero attacchi sabaudi da terra già l’11 luglio del 1718, ma senza esito. Fu un mese dopo, tra l’11 e il 12 agosto che avvenne lo scontro decisivo nel mare antistante Avola.

La flotta spagnola, al comando del vice ammiraglio Don Antonio de Castaneta e del contrammiraglio Don Fernando Chacon, si stava preparando all’assedio di Siracusa, ma venne intercettata l’11 agosto da una flotta di 25 navi inglesi, al comando dell’ammiraglio George Byng, 1° visconte di Torrington, intervenute per supportare la ripresa sabauda. La flotta spagnola era costituita da 26 navi (due brulotti, quattro cannoniere, sette galere e altre navi da carico).

Le scaramucce tra le due flotte si prolungarono e dilatarono sul vasto tratto di mare tra Augusta e Capo Passero; uno degli scontri più decisivi e intensi avvenne proprio di fronte la città di Avola.

L’attrito tra Inglesi e Spagnoli si inquadrava in un contesto più ampio al livello europeo di guerra non dichiarata ma latente.

Un mare ancora tutto da scoprire e una storia ancora da raccontare.

 

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