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Terme Agrigento, CGIL: “Quando finirà la telenovela?”

Riceviamo e pubblichiamo.

L’unico plauso che ci sentiamo di fare è alle Lavoratrici ed ai Lavoratori e a Noi stessi,  le loro Organizzazioni Sindacali,  che hanno avuto la capacità di strappare l’ennesimo “cerotto” e non certo a chi, essendosi assunto l’onore e l’onere di amministrare la Sicilia, ha il dovere di offrire le soluzioni.

Detto questo, riteniamo che sulla vicenda termale occorre scrivere parole definitive e non inseguire il “giorno per giorno” di questa interminabile telenovela che seguo da tanti anni e nelle varie gestioni, sia prima della Legge del 1999 che dopo.

Negli anni del “contributo a pareggio” che in quello delle stagioni allegre della “S.p.A”.

Apprezziamo lo spirito di alcune iniziative, dei tanti che con onestà e animati da  amore per la città, periodicamente, vogliono “salvare le terme!” o di quelli che si lanciano in iniziative ardite e a tratti velleitarie come la campagna per l’azionariato popolare, tuttavia a tutti loro e alle forze politiche e istituzionali di Sciacca crediamo debba essere chiarita (una volte per tutte) una cosa: cosa debbono essere le Terme per questa nostra Città e come e da chi debbono essere gestite?

Non possiamo girarci attorno.

La gestione delle  Terme dev’essere privatizzata, così come ha sancito una Legge del 1999?

Oppure abbiamo cambiato idea e pensiamo che vi siano margini per una gestione pubblica di queste risorse?

Abbiamo detto altre volte che se vogliamo trovare (senza inventare nulla!) “modelli” di privatizzazione cui ispirarci, basterebbe “studiare” cosa è avvenuto nel resto del Paese.

In Italia ben 13 Teme ex EAGAT (Ente Autonomo Gestione Aziende Terme) sono state privatizzate.

Basterebbe studiare il sistema della Toscana o dell’Emilia Romagna.

Mentre in Sicilia, malgrado la Legge del 1999 precedesse quella Nazionale (la 323 del 2000), in Toscana già nel 2001 la Regione definiva un suo “piano strategico” e varava un piano di investimenti di 25 milioni di Euro che però ne attiva 120 grazie ali investimenti privati.

Qui dal 1999 parliamo ancora di “bando”!

Possibile che non si riesca a “cavare il ragno dal buco”?

Possibile non coinvolgere gli “attori economici” locali o quelli che già in questo territorio hanno investito?

Possibile che in un territorio collocato tra Agrigento e Selinunte, ad 1 ora da Palermo e da Trapani, servito da 2 Aereoporti (Punta Raisi e Birgi), che ha la storia, la cultura, l’enogastronomia, l’arte, i centri storici ecc. ecc. che possiamo vantare Noi e che hanno questo “gioiello” di Terme, questa qualità di fanghi, l’unicità delle grotte vaporose ecc. ecc. non riusciamo a trovare un partner privato che decida di investire qui?

Ma lo abbiamo cercato bene? Lo abbiamo cercato anche in questi nuovi mercati del cosidetto B.R.I.C. (Brasile, Russia, india e Cina)?

E – se allarghiamo la questione – Noi siamo quelli che hanno ancora i terreni ex Sitas; siamo quelli che hanno da gestire il Teatro Samonà; siamo quelli che hanno un Albergo (come Torre Macauda) che non riesce a trovare un compratore…

Qualcuno ha chiesto a Sir Rocco Forte, al Cavaliere Mangia, alla Confindustria o alle Centrali Cooperative Nazionali se loro o i loro associati hanno o posso avere un interesse a fare un ragionamento di sistema attorno al “prodotto Agrigento”, “Sciacca” o “Terzo polo turistico siciliano”?

No, io non riesco ad essere contento del “fondo” di 800.000 Euro  (che ha, peraltro tutte le problematicità che evidenziava Cardinale sul “Corriere di Sciacca”…) se non utilizziamo le prossime settimane per rispondere anche a tutti questi interrogativi!

E la “battaglia” non può essere solo di questi lavoratori, del Sindacato, o di qualche volenteroso… dev’essere la battaglia di una Città che ambiva ad unire la parola TERME al proprio toponimo e che, una volta, aveva una classe politica che determinava scelte!

La CGIL, come sempre, quella di Sciacca, quella di Agrigento, categoriale e confederale, è sempre pronta a dare il suo contributo di idee e di lotta.

 

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