Provincia di SiracusaSiracusa

Siracusa, giornata di studio sul cyberbullismo tenuta all’Istituto “Rizza”

Si è tenuta, all’Istituto Superiore Rizza di Siracusa, la giornata di studio sul cyberbullismo, ala quale hanno partecipato alunni ed insegnanti. L’evento (organizzato dalle docenti Maria Luisa Guglielmino, Lucia Storaci, Mariella Ubbriaco, moderatrice Mirella Furnari) ha visto la partecipazione del Dirigente Scolastico Pasquale Aloscari, della deputata nazionale Sofia Amoddio, del dottore Freni della Polizia postale compartimento di Catania, del dottore Abela polizia postale di Siracusa.

Il seminario intendeva risponde ad una precisa domanda: cos’è il cyberbullismo?

“Internet ha aperto nuove possibilità per tutti noi – sottolinea la professoressa Mariella Ubbriaco – L’altra faccia della medaglia è però rappresentata dai rischi legati ad un uso improprio di questo strumento: tra questi c’è il cyberbullismo”.

Per denominare le azioni aggressive e intenzionali, eseguite persistentemente attraverso strumenti elettronici (sms, mms, foto, video clip, e-mail, chat rooms, istant messaging, siti web, chiamate telefoniche), da una persona singola o da un gruppo, con il deliberato obiettivo di far male o danneggiare un coetaneo che non può facilmente difendersi, è stato, infatti, recentemente proposto il termine “cyberbullismo”

“Per i giovani che stanno crescendo a contatto con le nuove tecnologie, la distinzione tra vita online e vita offline è davvero minima – continua Mariella Ubbriaco – Le attività che i ragazzi svolgono online o attraverso i media tecnologici hanno quindi spesso conseguenze anche nella loro vita reale. Allo stesso modo, le vite online influenzano anche il modo di comportarsi dei ragazzi offline, e questo elemento ha diverse ricadute che devono essere prese in considerazione per comprendere a fondo il cyberbullismo”.

Il cyberbullismo è un fenomeno molto grave perché in pochissimo tempo le vittime possono vedere la propria reputazione danneggiata in una comunità molto ampia, anche perché i contenuti, una volta pubblicati, possono riapparire a più riprese in luoghi diversi. Spesso i genitori e gli insegnanti ne rimangono a lungo all’oscuro, perché non hanno accesso alla comunicazione in rete degli adolescenti. Pertanto può essere necessario molto tempo prima che un caso venga alla luce. A differenza di quanto accadeva nel tradizionale bullismo in cui le vittime, rientrate a casa, trovavano, quasi sempre, un rifugio sicuro, un luogo che le proteggeva dall’ostilità e dalle angherie dei compagni di scuola, nel cyberbullismo le persecuzioni possono non terminare mai. I cyberbulli, sfruttando la tecnologia, non più vincolati da limiti temporali (la durata della giornata scolastica) e geografici (la presenza fisica degli studenti in un determinato luogo), possono “infiltrarsi” nelle case delle vittime, perseguitandole, 24 ore su 24, con messaggi, immagini, video offensivi, i cui effetti risultano amplificati rispetto alle tradizionali prepotenze. Va aggiunto che, se nel bullismo off line i bulli sono studenti, compagni di classe o di Istituto con i quali la vittima ha costruito una relazione, i cyberbulli possono essere degli sconosciuti oppure persone note che on line si fingono anonime o che sollecitando l’inclusione di altri “amici” anonimi, rendendo impossibile per la vittima risalire all’identità di coloro con i quali sta interagendo. Inoltre la percezione di invisibilità ed anonimato presunta, perché ricordiamo che ogni computer o telefonino lascia una traccia durante il funzionamento, stimola nei cyberbulli un’alta disinibizione al punto da manifestare comportamenti che nella vita reale probabilmente eviterebbero di mostrare.

“Rispondendo appieno a quella moderna logica narcisistica che detta l’importanza del mostrarsi e del far parlare di sé ad ogni costo, può anche, però, accadere che i cyberbulli decidano di rendersi visibili (pensiamo a quanti pubblicano su un proprio blog, video, immagini, scritte offensive nei confronti di compagni di classe o docenti, magari chiedendo ai navigatori di commentarli e votarli) . conclude la professoressa Ubbriaco – In entrambi i casi, comunque, di visibilità o invisibilità, l’assenza di feedback tangibili da parte della vittima ostacola la comprensione empatica della sofferenza molto di più di quanto avviene nel tradizionale bullismo, dove il prepotente, per un freddo tornaconto personale il bisogno di dominare nella relazione, non presta attenzione ai vissuti dello studente vessato, ma ha chiara consapevolezza degli effetti delle proprie azioni”.

Ancora tutto da studiare l’aspetto legale del fenomeno, perché, se è vero che il cyber bullismo non è contemplato tra i reati, è anche vero che ci sono tante possibilità che si associ a un reato punibile penalmente.

Pubblicità