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Sicilia: la crisi dell’industria farmaceutica. Federfarma: “Il concorso in realtà indebolirà ulteriormente il sistema”

Sono 222 le nuove farmacie che saranno autorizzate in Sicilia dopo la pubblicazione della graduatoria dei partecipanti al concorso bandito nel gennaio del 2013. La Regione assegnerà ora le sede nel rispetto della scelta dei farmacisti utilmente collocati in graduatoria. Questo il numero delle nuove farmacie previste in ciascuna delle nove province siciliane: 73 in provincia di Palermo di cui 29 in citta’, 17 a Trapani, 19 a Messina, 16 ad Agrigento, 9 a Caltanissetta, 2 ad Enna, 48 a Catania, 21 a Ragusa e 17 a Siracusa.

Potrebbe sembrare una bella notizia, ma non sembra di ottimo umore la Federfarma Palermo che denuncia la crisi delle aziende farmaceutiche, diventata ormai allarmante. Nella provincia di Palermo, dove sono presenti 329 farmacie, uno dei più grandi distributori intermedi del farmaco, sovrastato dalle esposizioni debitorie provocate da quelle farmacie che non hanno più liquidità e mezzi persino per rispettare lunghe dilazioni sull’acquisto di farmaci, è prossimo alla liquidazione.

Inoltre, una farmacia ha chiuso battenti ed almeno altre 20 sono in grave difficoltà o in stato di pre-concordato fallimentare. In Sicilia, su 1.440 titolari, 3 hanno dichiarato default nelle province di Siracusa e Caltanissetta e altri segnalano di accingersi a portare i libri in tribunale.

Il concorso bandito dal governo Monti col pretesto di garantire nuova occupazione, in realtà, secondo la Federfarma, indebolirà ulteriormente il sistema e avrà l’effetto opposto, ossia licenziamenti di personale negli esercizi già esistenti.

Come se non bastasse, il Consiglio dei ministri del prossimo 20 febbraio ha all’ordine del giorno un provvedimento che, aprendo il settore alla grande distribuzione e alle multinazionali e liberalizzando la vendita dei farmaci di fascia C, avrebbe come conseguenza la distruzione del sistema tradizionale che con ingenti sforzi garantisce h24 un servizio pubblico di altissima rilevanza sociale, nelle città come nei paesi interni e montani, nelle aree disagiate o in quelle scarsamente popolate.

“Oggi fare farmacia è diventato un’impresa non più sostenibile – spiega Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo-Utifarma – . In provincia di Palermo nel 2014 la spesa farmaceutica netta a carico del Servizio sanitario nazionale è stata di 179 milioni di euro, con un’ulteriore riduzione del 13% rispetto al -8% registrato nel 2012 e nel 2013. Solo nel corso dello scorso anno abbiamo praticato sconti al Ssn per oltre 15 milioni di euro. Gli sconti, le trattenute e le spese di gestione e del personale hanno portato la redditività di ciascuna ricetta ad un valore prossimo allo zero”.

“Le ‘lenzuolate’ di Bersani – osserva Tobia –  non hanno portato vantaggi ai cittadini. Sulla nostra disastrata economia regionale hanno avuto l’unico effetto di ridurre i margini per le farmacie e di non portare alcun beneficio al cliente. Oggi, da tempo senza margini, abbiamo toccato il fondo: è infatti impossibile scendere sotto questa soglia. Ne va della sostenibilità del sistema farmacia, che ha garantito e vuole continuare a garantire il miglior servizio possibile nella dispensazione del farmaco”

“In questo clima politico avverso e di attacco al sistema – dichiara il presidente di Federfarma Palermo-Utifarma – la categoria auspica che quanto prima la Regione dia attuazione alla riforma che affida parte della prevenzione alla ‘medicina territoriale dei servizi’ che deve essere svolta insieme dai medici di medicina generale, dai presidi sanitari territoriali e dalle farmacie. La ‘farmacia dei servizi’ è qualcosa di profondamente umano e sociale che non fa parte del Dna di multinazionali e catene della grande distribuzione che hanno come unico obiettivo il profitto”.

“Sulla possibilità – conclude Roberto Tobia – di rendere sostenibile l’impresa farmacia chiameremo a raccolta la categoria il prossimo 7 marzo a Palermo, in un confronto operativo, favorito dalla presenza dei massimi esperti nazionali in materia. Dobbiamo essere pronti ad una nuova trasformazione. Dovremo prendere decisioni drastiche. Venderemo cara la pelle, per non darla vinta a chi ci vuole morti”.

 

 

 

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