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Si dichiarano preoccupati i 3 referenti sindacali per il “caso” giudiziario della Rosolini-Modica

“Esprimiamo grande preoccupazione dopo gli ultimi fatti che rischiano di bloccare la realizzazione di un’opera strategica per il nostro territorio. Chiediamo un incontro urgente con l’assessore regionale alle Infrastrutture, Mario Falcone, per chiarire la situazione nel suo complesso e adottare le immediate decisione per scongiurare la sospensione dei lavori e, con essa, una grave crisi occupazionale”. Queste le parole  dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil provinciali, Roberto Alosi, Paolo Sanzaro e Stefano Munafò, che intervengono dopo l’inchiesta giudiziaria che ha riguardato i lavori per la costruzione del tratto autostradale Rosolini-Modica.

“Sono passati pochi giorni da quando il 3 marzo abbiamo valutato positivamente il percorso intrapreso dalla Regione e dal Cas per la ripresa dei lavori nel cantiere autostradale Rosolini–Modica. Si trattava del raggiungimento dell’ipotesi di accordo tra il Cas, la Condotte e Cosedil. Questo accordo serviva a superare la fase di stallo aggravata dalla richiesta di concordato preventivo presso il Tribunale di Roma da parte di Condotte Acque, quindi a scongiurare l’ipotesi di recessione del contratto con le ditte aggiudicatarie dell’appalto” continuano i tre segretari.

L’accordo il 9 marzo però non è stato sottoscritto poiché sono intervenuti dei provvedimenti giudiziari di sospensione a carico del direttore del CAS e del rup. Questa inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura di Messina secondo Alosi, Sanzaro e Munafò mina in maniera irreversibile la fiducia della popolazione per le Istituzioni con gravi conseguenza sulla credibilità verso i rappresentanti che ogni giorno svolgono con serietà, trasparenza e alto senso del dovere il proprio lavoro.

“Non si può più tollerare – dicono ancora i segretari di Cgil, Cisl e Uil – che le infrastrutture vengano fermate per mancanza di fondi, di programmazione o, peggio, per vicende legate al malaffare. Di fronte a questa grave situazione economica e sociale non si può tollerare il peso di ingenti quantitativi di risorse pubbliche sottratte alla collettività e, come più volte accertato dalla magistratura, destinati alla corruzione a vantaggio di pochi furbi e disonesti. In questo caso il danno è enorme, e va oltre l’entità stessa delle somme finite in corruzione, poiché mette a rischio la prosecuzione di un’opera sulla quale sono state già impiegati circa 90 milioni di euro determinando al tempo steso un altissimo costo in termini di impatto ambientale ambientali. Chiediamo, quindi, – concludono Alosi, Sanzaro e Munafò al Governo regionale che si adoperi affinché possa intraprendere ogni iniziativa utile a scongiurare la chiusura definitiva che significa consegnare al nostro territorio l’ennesima incompiuta, nel rispetto dell’azione della Magistratura volta ad accertare ogni responsabilità. Per questo, insieme alle categorie degli edili, abbiamo chiesto un incontro urgente con l’assessore Falcone”.

 

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