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Provocazione dei produttori: “Cioccolato di un paese vicino Ragusa” e non “Cioccolato di Modica”.

“Cioccolato di un paese vicino Ragusa” e non “Cioccolato di Modica”. Questa la provocazione lanciata da Cioccolateria Bonajuto e Fud Bottega Sicula a causa di alcuni iter burocratici che, dopo l’ottenimento del marchio IGP e di altre denominazioni rischia di creare problemi ai produttori che utilizzano il brand “Cioccolato di Modica”.

Ma da dove nasce tutto ciò?

Tutto comincia nel 2017 quando il Consorzio di Tutela cioccolato di Modica deposita la proposta di riconoscimento del marchio Igp per la denominazione “Cioccolato di Modica” presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Il disciplinare, in assenza di opposizioni, è dunque passato all’esame dell’Unione Europea che lo ha a sua volta pubblicato  sulla Gazzetta Ufficiale Europea. Trascorsi 90 giorni dalla pubblicazione, tra l’altro scaduti lo scorso 7 agosto, ed in assenza di ulteriori opposizioni da parte di paesi terzi, la Commissione adesso dovrebbe procedere alla registrazione della denominazione “Cioccolato di Modica – Igp”. ma da oggi non è stato ancora approvato alcun Piano dei controlli per il prodotto del quale è stata richiesta la tutela e se dovesse avvenire la registrazione senza il Piano, nessuno potrebbe più usare il nome. Un bel caos quindi che coinvolge direttamente i produttori ed i fautori di questo iter per l’ottenimento del marchio Igp.

“In questa situazione, senza nessuna certezza circa il corretto utilizzo della denominazione e delle modalità di certificazione – dice Pierpaolo Ruta amministratore di Antica Dolceria Bonajuto – ho sentito l’esigenza di inventare una denominazione provocatoria che ci avrebbe permesso di spiegare cosa stava succedendo. C’è chi si è sentito offeso, ma le responsabilità non sono certamente da imputare a noi o a Fud. Ci sono degli aspetti del dossier di certificazione nei confronti dei quali sono stato inoltre personalmente molto critico e che in questi anni sono stati ignorati dagli attori principali della faccenda. In primis, la domanda presentata al Ministero non tiene conto della bella definizione che Leonardo Sciascia fece del “Cioccolato di Modica” (poiché dicendo il vero, lo descriveva solo alla cannella o alla vaniglia) e ciò avrebbe potuto a mio parere arrecare nocumento a tutte le altre tipologie nate in questi ultimi anni. Inoltre le origini mesoamericane della metodologia di lavorazione siano state “censurate” poiché poco avrebbero lasciato alla fantasiosa “certezza anagrafica” della quale ormai da anni ci si ostina a parlare pur di dimostrare che questa tipologia di cioccolato nacque a Modica, cosa a mio parere non vera. Per non parlare del fatto che all’interno del dossier si fa riferimento ad un articolo del “Times” che è in realtà un articolo pubblicato dal “Times of Malta” nel quale l’estensore afferma testualmente: “The chocolate is available in various flavours including vanilla, cinnamon, lemon, orange, peperoncino and even salty, none of them exactly to my taste. Un articolo che non mi pare faccia una bella pubblicità al nostro prodotto.”

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