L’editoriale: oggi si manifesta ma domani?
di Sebi Roccaro
L’editoriale: oggi si manifesta ma domani? Oggi la piazza alle 8.30 si riempirà di studenti, insegnanti, cittadini e rappresentanti delle istituzioni per dire un forte “no” al bullismo e al razzismo. (Noi di Canale 8 ci saremo in diretta). Striscioni colorati, slogan incisivi, abbracci simbolici e una marcia pacifica sono diventati il volto di una società che vuole cambiare, che rifiuta l’odio e la violenza e che si schiera pubblicamente dalla parte del rispetto, della diversità e dell’inclusione.
Ma mentre i riflettori si accendono su questa manifestazione carica di buone intenzioni, una domanda scomoda rimane sospesa nell’aria: e domani?
La forza di una manifestazione è nel suo impatto emotivo e simbolico, nell’accendere i riflettori su temi urgenti e delicati, ma il vero cambiamento si misura nella quotidianità. È facile sfilare per le strade per un giorno, più difficile è intervenire quando, il giorno dopo, assistiamo in silenzio a un atto di discriminazione in classe, in ufficio o sui social, riprendendo col telefonino durante una rissa, quasi compiacendoci di ciò che accade all’amico o alla compagna di scuola e ancor più grave senza muovere un dito se qualcuno è in difficoltà. È semplice condividere un post contro il bullismo o il razzismo, scrivere sui social che sei contro, meno lo è prendere le difese di chi viene isolato o deriso nel gruppo degli amici. È questo il punto critico: la coerenza tra ciò che si proclama in pubblico e ciò che si pratica nel privato. E tu come ti senti di essere?
Il bullismo si insinua spesso nel silenzio, nei corridoi delle scuole, nei gruppi chat, nelle battute “di troppo”che fanno male. Il razzismo si annida nei pregiudizi inconsapevoli, negli sguardi evitati, nei “ma io non sono razzista, però…..”
Serve continuità. Serve un impegno che si esaurisca con la fine della marcia o lo spegnersi dei riflettori. La scuola deve essere al centro di questo lavoro: come spazio sicuro, ma anche come luogo dove si impara a riconoscere l’altro come una risorsa, non come una minaccia. La famiglia deve accompagnare con l’esempio. Le istituzioni devo garantire strumenti, formazione e ascolto. E i media, compreso Canale8news.it, hanno il dovere di raccontare queste battaglie sociali con attenzione verità e rispetto.
Il bullismo e il razzismo si combattono soprattutto con l’educazione, la cultura, il dialogo e l’esempio. L’esempio? BASTI PENSARE AI TONI UTILIZZATI IN CITTA’ IN QUESTI ULTIMI ANNI. “TONI AGGRESSIVI CARICHI DI RABBIA E DISCRIMINAZIONE : “SEI UN BANDITO…” (solo per citare un esempio), ANDANDO SUI SOCIAL A “SPUTTANARE” CHI NON LA PENSA AL TUO STESSO MODO. Ci siamo abituati ad un linguaggio, quello che i nostri politici locali hanno insegnato alle nuove generazioni in politica e non, OVVERO distruggere il nemico non elettore/tifoso, facendolo sentire un verme, non un normale comune cittadino che ha deciso di non votarti. Questo è stato fatto ad Avola. La società si è divisa in due. Giudicate voi.
E poi le scuole devono essere spazi in cui si insegna il valore della diversità, non solo nei programmi, ma nella vita di ogni giorno. Le famiglie devono essere le prime a promuovere il rispetto. I media, dal canto loro, hanno la responsabilità di raccontare una realtà complessa senza cadere negli stereotipi o nella semplificazione. E ogni cittadino deve essere pronto a riconoscere e contrastare ogni forma di violenza, anche quella più sottile.
Manifestare oggi serve, eccome. È un atto di consapevolezza, una presa di posizione collettiva. Ma se non è accompagnato da impegni concreti e da comportamenti coerenti, rischia di diventare una semplice parentesi emotiva. MI AUGURO CHE PER IL FUTURO SI UTILIZZINO TONI PACATI E SI DIA L’ESEMPIO SENZA ATTACCARE E AGGREDIRE LE PERSONE CHE NON SONO DELLO STESSO COLORE POLITICO TACCIANDOLI DI TRADITORI, VOLTAGABBANA ETC. Il vero cambiamento inizia il giorno dopo la manifestazione, quando si torna a scuola, al lavoro, in famiglia, in politica.
Quindi, oggi si manifesta contro bullismo e razzismo, ma domani? Domani si educa, si ascolta, si parla, si cambia. Ogni giorno, un passo alla volta. Insieme!