La mareggiata scopre i reperti. E se fosse parte dell’antica Via Elorina?
Il maltempo a volte non porta solo danni. Se l’allerta meteo emanata l’altro ieri dalla Protezione Civile ci ha fatto preoccupare e rintanare in casa mentre fuori si scatenava il temporale notturno che ha tirato giù’ alberi, cornicioni delle case e cartellonistica stradale, evitando danni fisici alle persone; dall’altro lato, ci ha ricordato che la natura non dimentica ed è’ con lei che ci dobbiamo sempre confrontare quando pensiamo di violare i corsi d’acqua o fermare il mare. Un altro rapporto logico ci fa pensare parimenti, che se da un lato, quando si scombinano i fenomeni atmosferici, temiamo per i danni che provocheranno; dall’altro possono sorprenderci con scoperte interessanti. E’ quanto si e’verificato ieri. Le forti mareggiate hanno messo a nudo i nostri litorali e le nostre spiagge, facendo riemergere tracce del nostro antico passato. Sulla spiaggia centrale di Avola, sino al mese scorso frequentata dai bagnanti, il mare ha portato via la sabbia scoperchiando scogli e vecchi reperti. Nello stesso punto, due anni fa, furono rilevate tracce interessanti. A una ventina di metri dal luogo dove circa quindici anni fa, davanti al ristorante Porto Matto, furono rinvenuti in analoghe circostanze, due scheletri umani particolari. Intervenne allora, la Sovrintendenza di Siracusa con la dottoressa Musumeci che li reperto’, sottolineando l’importanza di questo sito ancora misterioso. L’area è’ una zona archeologica ormai compromessa dalla folle urbanizzazione degli anni settanta e ottanta, dove insiste la Villa Romana squarciata dalla strada del lungomare. Ebbene, scrivevamo, il mare forte ha tirato via la sabbia e prima di ricoprire il luogo di alghe, ha messo a nudo dei reperti costituiti da grosse pietre ben sistemate e agganciate l’una con l’altra come a formare un sentiero. Una cosa che è’ da imputare sicuramente alla mano dell’uomo e non a cause naturali. Il mare non avrebbe potuto fare un lavoro di sistemazione così’ preciso. Abbiamo fotografato tutto e le immagini sono evidenti. Di cosa si tratta allora ? Potrebbe essere un tratto del reticolo viario dell’antica Via Elorina ? Una delle due strade citate dal sovrintendente emerito Giuseppe Voza che intercettavano l’arteria principale proprio a metà’ della sua lunghezza e corrispondente proprio a questo luogo. Occorre considerare che da Siracusa all’antica colonia di Eloro il percorso era di circa 32 chilometri ? La scoperta ci pare affascinante e poco fantasiosa. E va approfondita con serietà’. Anche se è curioso dover constatare che dove posiamo le nostre sudate chiappe per abbronzarci, abbia potuto riposarsi Enea. Virgilio, infatti, all’interno del noto e anacronistico excursus geografico del terzo Canto dell’Eneide, ci racconta che durante il suo viaggio verso occidente Enea, una volta passata Siracusa, avrebbe superato il “praepingue solum stagnantis Helori”.
Una storia che ci affascina ma ci indispone allo stesso tempo. Pensare oggi che su quelle pietre che componevano la storica via Elorina ricordata da Tucidide in relazione alle manovre dell’esercito ateniese durante la spedizione in Sicilia del 415 – 413 a. C , i soldati ateniesi siano passati da li nel corso della disastrosa ritirata, confusa e disordinata, conclusasi con il loro massacro appena tre chilometri dopo presso il fiume Asinaro (oggi in località’ Cicirata) che, come specifica Diodoro si trovava già’ nella Piana di Eloro e che lo stesso, riferendosi alla stessa battaglia specifica che i Geloi, dopo la prima vittoria fluviale, procedettero a nord e , calpestando queste pietre scoperte dal mare, posero il loro accampamento nei pressi del tempio siracusano di Zeus Olimpico. Dicevamo che ci indispone sapere di come oggi utilizziamo questo storico percorso senza averne memoria storica.
Ad avvalorare la scoperta non ci sono solo gli studi storici ma anche le antiche cartine che descrivono i luoghi di allora. Siamo fra l’VIII e il I secolo a.C. . Eloro e’ l’antica colonia siracusana della Costa sud orientale sicula, a circa trenta chilometri dalla forte Siracusa. Tutta la pianura, molto fertile, era vitale per l’economia della città’. La via di percorrenza per arrivare alla colonia di Eloro doveva essere sicura e quanto più’ retta possibile. Lontana da insidie e nemici e facilmente controllabile anche dal mare. Il porto di Eloro era perciò’ strategico. Più’ tardi Cicerone lo ricorderà’ come approdo della flotta romana di stanza in Sicilia comandata dall’incapace Cleomane; e colloca la città’ implicitamente sulla costa. Fatto questo fornito dallo Pseudo Scicalace delle Poleis siceliate che s’affacciavano sul Mar Ionio. Proprio a sud di Siracusa si trovava l’Olympion e Tucidide, nel V secolo indica la Via Elorina con le sue diramazioni come il percorso utilizzato dalle truppe siracusane nel tratto tra loro Polis e l’Olympieion. Un altro dato per la collocazione dell’antica strada e’ dato dal fatto che fra i centri abitati dei Siculi che si contrapponevano a Siracusa, c’era in collina, a ponente, la qcolonia di Avola Vecchia. Una via sicura, posta in pianura doveva essere pertanto più’ lontana possibile da quell’insediamento, in punti strategici della costa. Non trascurabile, infine, il fatto che la foce del fiume Tellaro, vicino a Eloro, permetteva di penetrare per via fluviale nel fertilissimo retroterra, da qui la convenienza di un percorso che arrivava dritto al porto canale della foce del Tellaro.
La conformazione del territorio interno e le vecchie cartografie collocano la Via Elorina proprio a ridosso del mare.
Laddove passo’ tanta storia, ora sculettiamo noi.
Gabriele Battaglia