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Il PD contro la decisione del Consiglio comunale: “No all’intitolazione di una via a Ramelli, scelta ideologica e divisiva”

Il PD contro la decisione del Consiglio comunale: “No all’intitolazione di una via a Ramelli, scelta ideologica e divisiva”

Il Partito Democratico di Avola per bocca del segretario cittadino Nino Amato interviene con fermezza contro la recente decisione del Consiglio comunale di intitolare una via o una piazza a Sergio Ramelli, lo studente diciottenne milanese, militante del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del MSI), ucciso nel 1975 da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia.

In un comunicato stampa diffuso oggi, il PD definisce la scelta “non condivisibile”, sottolineando come il gesto rappresenti un’operazione dal chiaro significato politico, volta a riscrivere una stagione della storia italiana segnata da drammatiche contrapposizioni ideologiche e violenze da entrambe le parti.

“La nostra opposizione alla decisione dell’amministrazione Cannata – si legge nel comunicato – non intende mettere in discussione la gravità del fatto di sangue né la doverosa condanna nei confronti degli autori dell’omicidio, ma rifiuta con fermezza la strumentalizzazione di quella tragedia ai fini di un racconto ideologico unilaterale.”

“Una memoria selettiva, che ignora altre vittime della violenza politica”

Il PD contesta l’uso politico della figura di Ramelli come simbolo della destra neofascista “vittima”, in una narrazione che tende ad attribuire ogni responsabilità alla sinistra radicale, dimenticando o oscurando altri gravi episodi di violenza dello stesso periodo.

Nel comunicato si ricorda come, solo tre anni dopo l’omicidio Ramelli, nello stesso mese di marzo, furono uccisi Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, anche loro diciottenni, colpiti da un agguato

“Non si può fare memoria selettiva: la violenza politica ha colpito da entrambe le parti, e ogni tentativo di contrapporre vittime ‘di serie A’ e ‘di serie B’ è una pericolosa forzatura.”

Secondo il PD, l’equiparazione tra episodi tragici ma politicamente opposti rischia di ridurre tutto a un generico ‘clima di odio’, rimuovendo le responsabilità storiche delle ideologie totalitarie e tentando di affievolire la condanna del fascismo, già sancita dalla Costituzione repubblicana.

“Ramelli simbolo della destra neofascista: scelta ideologica”

Il comunicato stampa prosegue sottolineando che la figura di Sergio Ramelli è stata da anni assunta come simbolo identitario da parte della destra neofascista, e che l’intitolazione rappresenta una scelta profondamente divisiva:

“Non si può ignorare che Ramelli sia stato scelto come bandiera da un certo mondo politico. L’intitolazione di una via nella nostra città assume, quindi, un valore simbolico ben preciso, che rischia di legittimare una lettura nostalgica e revisionista della storia.”

Il PD ribadisce inoltre la propria distanza da tutte le espressioni della violenza politica, tanto di destra quanto di sinistra, ma rifiuta ogni tentativo di equiparare fascismo e antifascismo, o di nascondere sotto un’unica etichetta gli anni di piombo e i movimenti che li hanno attraversati.

“Non sdoganeremo mai il giudizio storico sul fascismo e sul suo approccio liberticida, né lo relativizzeremo con scelte toponomastiche che puntano a riscrivere la storia.”

“Un gesto ideologico, figlio della destra illiberale che oggi governa”

Infine, il Partito Democratico denuncia il carattere strumentale della scelta, inserendola nel contesto più ampio di una linea politica che — secondo il comunicato — riflette l’approccio reazionario e illiberale dell’attuale amministrazione cittadina e nazionale.

“Si tratta di un gesto ideologico, figlio di una cultura che non vuole fare i conti con la storia, ma riscriverlaa proprio uso e consumo. La memoria non si usa come arma politica: si coltiva, si protegge e si onora con rispetto e verità.”


Per il Partito Democratico, l’intitolazione a Ramelli rappresenta un precedente preoccupante: non per la vittima in sé, ma per il contesto e l’intenzione che lo accompagna. “Intitolare una via è un atto simbolico. E questo simbolo oggi parla più della politica di chi governa che della storia che vorrebbe onorare.”

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