CronacaProvincia di Siracusa

Giovane mamma violentata psicologicamente e sessualmente, ridotta in schiavitù, costretta a vivere nella sporcizia. Arrestati due rumeni

Lentini, 15 dicembre 2016 – Veniva  violentata psicologicamente e sessualmente, costretta a vivere nella sporcizia e nel freddo: la vita per una giovane mamma colombiana era diventata un inferno. A trattarla come una schiava il suo compagno e un altro uomo, entrambi di nazionalità rumena.

Sono stati gli agenti della Polizia di Stato, in servizio alla Squadra Mobile di Siracusa, di Ragusa, e al Commissariato di Lentini a liberare la donna e ad arrestare i rumeni per riduzione in schiavitù e furto aggravato di energia elettrica.

Ecco come si sono svolte le indagini e come si è arrivati a portare a termine l’operazione di polizia.

La Squadra Mobile di Ragusa è stata informata, da un centro antiviolenza ibleo, che il numero verde nazionale dedicato alle donne vittime di violenza aveva ricevuto una richiesta d’aiuto dai familiari a New York di una giovane mamma colombiana. I parenti erano preoccupati perché la donna versava in grave pericolo in quanto ridotta in schiavitù dal compagno, nonché padre del bambino e da un altro rumeno.

Gli investigatori della Squadra Mobile di Ragusa hanno avviato immediatamente le indagini che, dopo poche ore, hanno gli investigatori a credere che la donna si trovasse nel comune di Lentini. E’ stato, pertanto, chiesto supporto alla Squadra Mobile di Siracusa ed al Commissariato di Lentini. Dopo i dovuti accertamenti ed il sopralluogo effettuato dagli investigatori ragusani e siracusani, è stata individuata l’abitazione dove, probabilmente, si trovava la donna.

Effettivamente, i poliziotti hanno notato che una casa, gravemente lesionata dal terremoto del 1990 e quindi dichiarata inagibile, era stata abusivamente occupata da più persone. Aspettato il momento propizio, gli agenti di Polizia hanno circondato la casa per evitare fughe degli occupanti e dopo pochi secondi hanno fatto irruzione trovando, tra gli altri, la donna ed il figlio. La vittima era disperata e quando si è resa conto della presenza della Polizia di Stato è scoppiata in un pianto liberatorio con la poliziotta intervenuta. La stessa, accompagnata presso gli uffici del Commissariato di Lentini, ha riferito agli investigatori ogni dettaglio inerente i fatti subiti.

La donna ha denunciato di essere stata un “oggetto” per l’uomo che aveva conosciuto all’estero e che aveva seguito in Italia solo perché lui la ricattava di toglierle il bambino avendole sequestrato i passaporti.

I dettagli della denuncia sono stati particolarmente cruenti e tra le cose meno gravi commesse dal compagno vi era lo sfruttamento “lavorativo” della vittima che consisteva nel mandarla a chiedere l’elemosina insieme al figlio in tenerissima età e con qualsiasi condizione climatica. La donna poi era costretta a dare tutto il ricavato di ogni giornata di accattonaggio senza poter tenere per sé alcuna somma di denaro.

Il suo aguzzino ha tentato inoltre di avviarla alla prostituzione ma la donna cercava sempre scuse essendo sempre in compagnia del proprio figlio fino a quando si è confidata con la madre e la sorella che abitano a New York.

La vita per la vittima era un inferno, costretta a stare con lui, anche sessualmente, perché non poteva andare via senza documenti, non poteva tornare nel proprio paese e temeva anche di essere considerata clandestina pertanto non aveva mai chiesto aiuto alla Polizia di Stato.

La donna ha più volte sottolineato di essere diventata una “cosa” di “proprietà” del padre di suo figlio e del suo amico. Nonostante la giovane età del suo compagno, questi ha tenuto un comportamento violento al di fuori di ogni immaginazione. La donna veniva quotidianamente vessata e ridotta in uno stato psicologico tale da non permetterle alcuna via d’uscita. Era costretta a vivere in una casa fatiscente ad a lei era riservata la parte più sporca e fredda. Considerata la circostanziata denuncia della vittima e la genuinità dei racconti fatti e dei riscontri effettuati dagli investigatori della Polizia di Stato,i due rumeni (il padre del bambino e il suo complice) sono stati tratti in arresto per il reato di riduzione in schiavitù.

All’interno dell’abitazione è stato inoltre riscontrato che i due avevano allacciato abusivamente la corrente elettrica, pertanto, con l’ausilio di personale ENEL, è stato constatato il furto aggravato di energia e quindi i due sono stati denunciati anche per questo reato.

Infine, il Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Siracusa, competente per territorio, ha chiesto la convalida dell’arresto dei due rumeni per i reati a loro ascritti ed il GIP ha convalidato l’arresto ed applicato ad entrambi la misura cautelare per il reato di furto di energia elettrica e solo per L.C. (queste le iniziali) ha applicato la misura anche per la riduzione in schiavitù stante il ruolo marginale avuto dall’altro uomo.

La donna ed il piccolo sono stati affidate ad una comunità in località segreta e sono già in corso le pratiche per regolarizzare la posizione sul territorio nazionale da parte della Questura competente.

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