AvolaCronacaRegioneSiracusa

Ci siamo riusciti ! Alla fine l’arco della vecchia Tonnara di Avola è crollato. Il primo dell’anno ci ha portato questo regalo. L’incuria e l’abbandono ci hanno privato per sempre di un bene emblema della nostra città’. Auguri.

Ce l’abbiamo fatta. Ora l’Arco della vecchia Tonnare di Mare Vecchio, emblema storico della città’ di Avola e’ crollato. Le mareggiate di questa notte del primo dell’anno le hanno dato il colpo mortale. All’alba di stamani i blocchi di pietra arenaria che lo componevano sono rovinati in acqua. Una lenta e denunciata agonia. Anno dopo anno abbiamo assistito al nulla. Nessuno ha provveduta a mettere in sicurezza un bene di inestimabile bellezza, icona di quanto di meglio nella nostra città’ c’era stato. La storia di un duro e onesto lavoro che attingeva a una delle risorse principali per la nostra economia ora bistrattata e offesa: il mare. L’architettura di una struttura che ha accompagnato la nostra vita, emblema di un luogo affascinante e tradito. Da quell’arco uscivano i grandi scieri neri impeciati con i pescatori che andavano a catturare i tonni.  La Tonnara di Avola e Noto era una delle cinque della nostra provincia che s’affacciava su questa fetta dello Jonio. Una tradizione millenaria.  Una storia fatta di lavoro e di sacrificio, di una fiorente economia marinara e del legame dei siciliani con mare. La struttura originaria era di 5000 mq, composta da una serie di magazzini e capannoni. Accanto al complesso principale si trovava anche una Chiesa risalente al ‘700. Decenni di abbandono e di incuria ne hanno determinato la rovina. Un rimbalzo di responsabilta’ tipiche del modo tutto nostro di amministrare i beni culturali di tale portata. Un  continuo scaricabarile durante il quale nessuno è stato stimolato è inchiodato ad assumersi le proprie responsabilità,  perché oggi, primo di un nuovo anno che non promette nulla di buono, ci dobbiamo sentire tutti colpevoli di questo crollo. Di questa inestimabile perdita di testimonianza per la nostra città’. Sia pure con le dovute e sostanziali differenze. Dai Sindaci che sono rimasti a guardare, agli altri rappresentanti istituzionali, dai responsabili della Soprintendenza di Siracusa a quelli della tutela ambientale. A tutti coloro che non hanno vigilato e provveduto. Alla scarsa sensibilità e denuncia delle associazioni ambientaliste che nelle conferenze sul pisello del passero solitario e nelle escursioni hanno trovato nuove vocazioni, a cittadini speranzosi di essere ben rappresentati. Ce l’abbiamo fatta. Soprattutto a voler nascondere le cose sotto un tappeto pieno di polvere. Sappiamo già delle prime giustificazioni che leggeremo domattina sui quotidiani. “Non toccava a noi intervenire”. La struttura era proprietà’ privata”. ” Altri dovevano provvedere”. Ma siamo sicuri di tutto questo ? Siete sicuri di aver fatto il possibile per evitare l’irreparabile ? Qualcuno ha accertato seriamente di chi è’ la proprietà’ ? Ha chiesto e visionato le carte ? Ha capito perché’ quelli che dovevano essere i nuovi proprietari trapanesi della Tonnara si sono dovuti fermare nell’attuazione dei loro progetti di recupero ? Ci si è’ chiesti perché’ nessuno mai si sia degnato di spendergli una lira, sia pure per mettere in sicurezza la struttura; e, l’ultimo arrivato ne ha fatto sempre quello che ne ha voluto ?  Ha chiesto mai all’assessorato regionale ai beni ambientali e al demanio di chi è la proprietà’ di queste strutture ? O da quali atti notarili risultasse ?Sono domande che ora chiedono risposte precise. Risulta, infatti, che le tonnare siciliane erano beni demaniali che venivano cedute  in concessione per un periodo ben definito al termine del quale tornavo no nella proprietà’ dei beni comuni. Perché’ la Tonnara di Avola-Noto avrebbe dovuto essere l’eccezione rispetto a quella dell’Arenella o di S. Panda già ? Risulta da qualche parte questa eccezione ? Qualcuno  ha mai verificato questa cosa ? Ora che quella bella cornice che appartiene alla storia dell’antica marineria avolese e a tutti i cittadini e’ andata perduta per sempre, tocca dare e pretendere queste risposte. O dobbiamo attendere che altre mareggiate deviate da lavori pubblici improvvisati ci portino via le poche spiagge rimaste e altri beni preziosi.  Aspettiamo ora il crollo del portale dell’Arena Moderna per festeggiare un altro anno. Buon anno.

Gabriele Battaglia

 

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