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Avola: una mamma felice e una famiglia distrutta, tutto senza senso!

Avola. 27 settembre 2018 – La storia che vi abbiamo raccontato oggi è di quelle veramente assurde ma non troppo, visto il numero sempre crescente di femminicidi. Una donna, una mamma, una moglie, una grande lavoratrice, rubata all’affetto dei propri cari semplicemente perché voleva proteggere la propria figlia. Un quadro familiare perfetto. Si volevano un mondo di bene in quella famiglia, la famiglia Cimino, un padre, una moglie e due splendide figlie femmine. Si femmine, e a chi chiedeva a Loredana Lopiano, questo il nome della vittima, se le mancava il figlio maschio, lei rispondeva ironicamente: “la fabbrica è chiusa”, come per dire: sono felice già così! Una persona speciale Loredana, sempre sorridente e piena di vita, a lavoro, in ospedale ad Avola, la ricordano tutti amorevolmente. Ma allora ci chiediamo: cosa ha spinto questo giovane ragazzo a fare un gesto così assurdo? La risposta la dobbiamo ricercare direttamente nei limbi della nostra società? Forse come lo stesso ragazzo scrive sul suo profilo Facebook?..facendo riferimento ad “abbandoni” etc… Cosa voleva dire? Cosa nascondono quelle parole? Un abbandono? Una solitudine ormai insopportabile? Una fragilità tale da far scatenare una reazione così violenta? È da ricercare nel rapporto difficile con la figlia di Loredana, di cui lui dice di esserne innamorato? Bene, io una mia opinione me la son fatta: se un femminicidio così efferato arriva addirittura da un ragazzino di 19 anni e se tanti gesti estremamente violenti sono in aumento nelle nuove generazioni  significa qualcosa! Forse la nostra società è figlia dalla “asocialità”? Della incapacità di confrontarsi civilmente? Della mancanza di rispetto perché si vuole tutto e subito senza se e senza ma? Figli di una società ormai al collasso asociale che non può che sfociare in atti violenti e crudeli? Domande che giriamo magari ad esperti psicanalisti…. Tutto ciò, addirittura, mette in difficoltà anche quei genitori che giornalmente provano con i propri figli a impartire le buone maniere, i civil vivere, l’etica morale. E tutto questo in barba alla “famiglia”, termine ormai quasi dimenticato perché prima di tutto viene la società convulsa e frenetica, tanto da non capirci più nulla è da buttare la spugna alla prima incomprensione. Oggi se vai al ristorante o in un luogo affollato, anziché parlare, si sta con un cellulare in mano. Il genitore, anche il più bravo, cosa può fare? Non si accorge più se il proprio figlio vive male l’adolescenza e se la vive in compagnia di altri giovani sbandati. Oggi i ragazzi hanno superato loro stessi: la finzione di questa società “social” ci porta alla confusione…ma non voglio annoiarvi,  una domanda, peró, sorge spontanea: questa società quanto è educata alla tolleranza? QUANTO BENE REAGISCE AD UN “NO”?  Credo, comunque, che la cosa giusta da fare in questi momenti più che commentare con sterili affermazioni, che potrebbero risultare anche inappropriate, sarebbe bene fare silenzio. Rispettare, quindi, il dolore di un marito e di due figlie provate e addolorate all’ennesima potenza. Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso. Da parte mia, se posso permettermi, un grazie grandissimo a Loredana Lopiano, che, anche se non ho avuto il piacere di conoscerla, è un esempio, un invito chiaro alla “unione della famiglia”, quella vera, autentica come lei! Ciao Loredana e grazie!

Un uomo addolorato

Foto: fonte Facebook

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