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Truffa a UE, Stato e Regione nel settore agricoltura. La GdF sequestra 5 milioni di euro

Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso, frode fiscale, riciclaggio e malversazione ai danni dello Stato. sono questi i capi di accusa per 3 imprenditori agricoli palermitani, RANDAZZO Rosario, RANDAZZO Vincenzo e RANDAZZO Giuseppe, e un agronomo, CIRRITO Nico.

I 4 soggetti hanno rendicontato oneri di spesa fittizi, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare complessivo di circa 4,5 milioni di euro. Tali fatture sono state presentate alla Regione Siciliana ai fini dell’ottenimento indebito di pubbliche sovvenzioni per oltre 1,6 milioni di euro, ovvero utilizzate per abbattere il reddito d’impresa. Hanno inoltre effettuato operazioni di riciclaggio per circa 700 mila euro mediante articolate transazioni finanziarie poste in essere al fine di fare rientrare nella disponibilità di RANDAZZO Vincenzo le somme da questi trasferite a fornitori compiacenti per il pagamento di fatture per operazioni inesistenti ed ancora malversazione di contributi pubblici per oltre 130 mila euro.

L’attività investigativa, che è stata denominata “Operazione Valledoro”,è stata condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, che ha predisposto il sequestro di immobili, aziende e disponibilità finanziarie del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro a tre imprenditori agricoli ed all’agricoltore.

L’attività investigativa delle Fiamme Gialle palermitane si è concentrata sull’analisi di due domande di finanziamento pubblico, nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) Sicilia 2007/2013, presentate da RANDAZZO Rosario (a cui è subentrato il figlio Vincenzo) e da RANDAZZO Giuseppe per l’ammodernamento delle rispettive aziende agricole ubicate in Sclafani Bagni (PA) e Valledolmo (PA). Il progetto prevedeva che gli imprenditori sostenessero nella misura del 50% gli oneri di spesa ammessi al finanziamento ma le indagini hanno permesso di scoprire che, attraverso un meccanismo di false fatturazioni e di riciclaggio, gli investimenti sono stati realizzati senza il previsto apporto di mezzi propri, a danno dell’Unione Europea, dello Stato e della Regione Siciliana, Istituzioni tra le quali è ripartito, in varia misura, il finanziamento.

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