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| L’EDITORIALE | “MATTEO SI RALLEGRA”! (e gli altri?) LA SITUAZIONE POLITICA NELLE ULTIME ORE

Di Ilaria Greco

Non è un titolo scelto a caso: “Matteo si rallegra” è, ironia della sorte, effettivamente l’anagramma di Sergio Mattarella! Mattarella, il nuovo Presidente della Repubblica, il dodicesimo Capo dello Stato che per la prima volta è siciliano. Ma non è solo siciliana l’esultanza: buona parte di Italia oggi saluta con gioia il nuovo Presidente, nato da non poche polemiche, divergenze e, forse, strappi insanabili sul palcoscenico politico del nostro Paese. Dai sanpietrini e il palazzo della Corte Costituzionale, Mattarella passa qundi al Quirinale. Il passaggio è breve, circa 400 metri. Pochi passi a piedi. 665 voti hanno sancito questo passaggio: un numero altissimo, più di quanto era possibile prevedere. Sfiorando la maggioranza dei 2/3. Una larghissima maggioranza al quarto scrutinio: la storia che ritorna. Un nome, quello di Mattarella, uscito quasi a sorpresa dal cilindro del Premier, fino a qualche giorno fa per molti italiani quasi sconosciuto. Un nome salutato non senza critiche e opposizioni da tutto il Centrodestra. Ma, mentre per Angelino Alfano quella che si è rivelata una “guerra lampo” si è conclusa in una notte (essendosi poi, chi sa per quale reale motivo, convertito) non è stato lo stesso per Berlusconi, che non ha accettato il nome ed è rimasto fuori dai giochi. Il Cavaliere è uscito, così, con la coda fra le gambe e appare, in questo scenario, forse l’unico vero sconfitto. Sconfitta a metà, invece, quella del Ministro dell’Interno: “Abbiamo votato il nome ma non il metodo“, continua a ripetere Alfano come un disco rotto. MA quale sarà il vero motivo che ha spinto Alfano a votare quel nome?! Forse la paura di perdere la poltrona di Ministro? O cos’altro??! E a cosa si riferisce, veramente, quando parla di “metodo sbagliato”? E poi, forse meglio azzeccare il nome con un metodo sbagliato, che votare una persona sbagliata col metodo giusto, ci vien da pensare! Certamente non è dello stesso parere Berlusconi, nonostante il telegramma inviato subito al nuovo Presidente, con eleganza sportiva. “Niente sarà più come prima” – scrive il Mattinale,  la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati – “L’azzardo morale fa vincere le battaglie ma porta – per le strane e giuste leggi della vita – alla perdizione. Il percorso di riscrittura della Costituzione e della legge elettorale iniziato il 18 gennaio tra Renzi e Berlusconi, e che di fatto ha portato il segretario del Pd a Palazzo Chigi per la forza propulsiva e di pacificazione di quell’atto, è stato vanificato da questa elezione presidenziale”. Il patto del Nazareno si è dunque spezzato? E che fine farà il processo di riforme che si stava portando avanti? In queste domande si annida tutto l’azzardo politico di Renzi, che si è, di fatto, assunto un rischio. “Le riforme certamente sono fondamentali per il nostro paese e noi non faremo falli perchè le abbiamo promesse agli italiani” – dice Toti –  “ma la responsabilità che si è assunto Renzi è molto grave”. Davvero manterranno le promesse e le responsabilità assunte? Difficile crederlo, più facile pensare di no. Più facile pensare che, ieri intorno alle 13, si sia sancita la fine del Patto del Nazareno. Quanto sarà grave questo azzardo? A quali conseguenze porterà? Certamente ad un rallentamento nel percorso delle riforme. Intanto c’è da dire che il nome ha trovato condivisione e convergenza trasversale: NCD, SEL, Scelta Civica e perfino alcuni franchi tiratori di Forza Italia hanno votato il nome che, seppur scelto con un metodo sbagliato, comunque ha vinto. Si potrebbe pensare che Renzi sia arrivato dove altri non erano arrivati, e cioè a “smacchiare il giaguaro”! Si è spezzato il cordone ombelicale che ci teneva legati a Berlusconi” – è il commento di Nichi Vendola, esultante e soddisfatto del risultato – “Una persona per bene, con un bel percorso politico, di cui l’Italia aveva bisogno”. Ancora più emozionato Orlando, che tra l’altro è stato introdotto alla vita politica proprio da Mattarella:  “Buon lavoro presidente!! Sono orgoglioso!! Un uomo per bene, onesto!”. Parole quasi simili a quelle di Mattero Renzi, il regista politico di tutta questa storia: “Si apre una stagione nuova. Un galantuomo, una persona per bene, sobria”. Sobrietà confermata dalle poche parole pronunciate quando l’emozionatissima Presidente della Camera Laura Boldrini gli ha comunicato il risultato del voto: “Grazie, il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. E’ sufficiente questo”. Poche parole, dette d’istinto. O forse no, forse meditate e selezionate con cura. Poteva dire mille cose ma ha detto proprio quelle, forse per comunicare a tu per tu col popolo italiano, quasi a dire: “sono uno di voi, conosco i vostri problemi“. Grande attenzione, dunque, nei confronti della situazione economica e psicologica dei cittadini che proverà, si immagina, a superare, creando dei nuovi equilibri politici e provando a far dialogare i partiti. Non meno importante e carica di significati la visita del neo presidente alle Fosse Ardeatine, che è stata, a dire il vero, poco attenzionata dai media.  

E in tutto questo il Movimento 5 Stelle che ruolo ha avuto?? Il movimento di Beppe Grillo sembra, in questo palcoscenico, il personaggio meno importante, oseremmo dire quasi insignificante! Una “comparsa”, per utilizzare un termine cinematografico. Questa volta, stranamente, il metodo dei grillini era quello giusto: chiedere al Presidente del Consiglio una rosa di nomi da sottoporre al vaglio della rete. Rosa che non è mai arrivata, essendo arrivato un solo nome, “prendere o lasciare”. E i grillini hanno lasciato, portando avanti il loro candidato, scelto chi sa quanto democraticamente! Ma non c’era la stessa atmosfera che si respirava due anni fa in quella piazza, la stessa piazza dove, poco prima che nascesse il Napolitano bis, rimbombava il nome di “RODOTA'”. Che fine ha fatto quella folla a cui si erano uniti gli stessi deputati, che gridava a gran voce “Ro-do-tà” davanti al Palazzo del Quirinale? Niente di tutto questo. Questa volta i grillini sono rimasti fermi al loro posto, coscienti della loro impotenza e, forse, della loro insignificanza politica. Compatti hanno votato il loro nome, nonostante qualche mal di pancia in seno al movimento potesse far pensare ad un ammiccamento a Renzi, ma ciò non è avvenuto, e di questo bisogna prendere atto. D’altra parte non stupisce. D’accordo, coerenza politica, ma che ruolo hanno avuto? Lo stesso ruolo che ebbero nell’elezione di Napolitano., cioè il nulla! Ma sentiamo cosa dice qualche grillino: “Noi siamo rimasti fedeli alle nostre scelte e abbiamo votato il nostro nome”; “noi abbiamo utilizzato il metodo giusto (“metodo: una parola ricorrente di questi tempi!! n.d.r.), avevamo scelto una rosa di candidati per poter dialogare”… e qualcuno, con tono polemico, ha perfino detto: “tutto questo casino per andare a prendere un vecchio democristiano?! E questo sarebbe il nuovo che avanza??!“. E qualcun altro dice: “Ma non era lui che criticava il sistema elettorale definito incostituzionale?! Come fa ora ad accettare un incarico arrivato da persone elette incostituzionalmente??!”. 

Insomma, per concludere, una scelta felice e condivisa da molti ma che porta con sé gravi rischi e contraddizioni interne: una persona giusta che però ha portato ad uno strappo e ad uno sfaldamento degli equilibri politici;  una persona eletta a furor di popolo che ha dichiarato incostituzionale lo stesso sistema col quale è stato eletto; una persona giusta arrivata però come un fulmine a ciel sereno senza aspettare consensi. Ad ogni modo, da oggi il nuovo presidente della Repubblica Italiana è Silvio Mattarella. Un uomo che non aveva l’ambizione di diventare un politico ma di essere un professore universitario, e che è entrato in politica in quel lontano 6 gennaio 1980, nella tragica circostanza dell’uccisione del fratello, Piersanti Mattarella, allora Presidente della Regione Siciliana. Così Sergio ha preso il testimone e l’impegno dell’eredità politica. Impegno che adesso arriva all’apice, al palazzo del Quirinale. Buon lavoro, dunque, al nostro nuovo presidente, il primo presidente della storia siciliano! E in siciliano terminerà quest’articolo, con le parole di chi, siciliano come lui, gli fa l’ “in bocca al lupo” per questa nuova avventura: “Ammunì ca ci’a facemu” (l’agrigentino Alfano); “Siemmu tutti ccu tia” (il gelese Crocetta).

“Bedda matri Aviemmu un presidenti sicilianu!! Appuostu siemmu” (detto in ravanusano!)

Ilaria Greco

 

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