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|INTERVISTA| Cantina Rudinì, da tre generazioni parola d’ordine: “qualità”!

Sana passione per il buon vino, il fascino e la magia delle cantine, l’impegno e la pazienza nascosti in ogni bottiglia. Cultura, tradizione e innovazione che si mescolano sapientemente in un gioco di saperi lunghi decenni. E ancora amore, passione, dedizione, attenzione alla qualità. Tutto questo e molto altro è il vino del Feudo Rudinì, che da oltre 50 anni opera a Pachino nel settore vitivinicolo e porta, sulle tavole di migliaia di appassionati e bevitori di tutto il mondo, cultura e qualità. Fondata da Saro Di Pietro, oggi è un’azienda leader del settore nel territorio di Pachino. Una grande eredità che oggi il figlio Giuseppe Di Pietro e la moglie Stefania portano avanti con un progetto imprenditoriale che punta alla cura dei particolari e mette l’uomo al servizio della natura per produrre vini sempre più rispondenti alle potenzialità del territorio.

La Cantina Rudinì attinge le proprie uve da oltre 20 ettari dei più qualificati vigneti che si estendono attorno ad un piccolo triangolo compreso tra i comuni di Pachino, Noto, Rosolini, Ispica. Questa è l’area tutelata dalla DOC Eloro Pachino ed è qui che da sempre il Nero d’Avola esprime il meglio di sé. Il corredo polifenolico e i tannini di queste uve conferiscono quella rotondità di struttura ricercata nei grandi vini rossi. I grappoli sono di media grandezza, con acini piccoli e con la buccia di un caratteristico colore violetto.

La cantina Rudinì sorge in contrada Camporeale, nel cuore di Pachino. Siamo andati a vedere di persona e soprattutto ad assaggiare del buon vino. Nell’occasione abbiamo scambiato due chiacchiere con Stefania Busà, moglie di Giuseppe Di Pietro e Amministratore unico dell’azienda.

Signora Busà, intanto grazie per averci ospitato nella sua cantina e per averci concesso questa intervista! La vostra è un’azienda leader nel settore vitivinicolo. Quando e come nasce questo importante progetto imprenditoriale?

La nostra azienda fu fondata dai nobili Rudinì, che sono i fondatori di Pachino.  Iniziò a lavorarci come operaio il nonno di mio marito. L’azienda poi negli anni fu acquisita da mio suocero, che ci viveva fin da quando era piccolo e qui è cresciuto. Ha vissuto le vendemmie e la magia di tutto ciò che riguarda il vino e la sua produzione. E’ nata dunque una passione per l’uva e per il vino, passione che poi ha trasmesso al figlio. Da allora è stato lui il titolare dell’azienda. Si tratta, dunque, di un’azienda familiare che si trasmette da padre in figlio da tre generazioni. Io sono da sei anni nell’azienda, sono la moglie del titolare. Da sei anni stiamo svolgendo una serie di iniziative per far conosce l’azienda anche all’estero e per andare incontro alle richieste di mercato.

Qual è la caratteristica principale delle vostre uve e del vostro vino e perché secondo voi ha successo?

Noi abbiamo cominciato con il Nero d’Avola, che nasce come vino da taglio e solo successivamente si trasforma come vino da tavola, come lo conoscono tutti oggi. Diviene, dunque, un vino da imbottigliare e dal nome prestigioso, conosciuto nel mondo.

Noi produciamo principalmente Nero d’Avola DOC, prodotto esclusivo del territorio di Pachino, Noto, Rosolini. Facciamo vari tipi di Nero d’Avola anche per venire incontro alle diverse esigenze: facciamo, infatti, anche il Blend, un taglio di Nero d’Avola ottenuto dalla miscela di Merlot, Cabernet e Syrah. Oltre al Nero d’Avola facciamo anche altri vini autoctoni: il Grillo, che è una novità che abbiamo lanciato da un paio d’anni, e il Moscato di Noto DOC, anche questo un vino conosciuto solo da pochi anni. Si tratta di un vino dolce, da dessert. La caratteristica principale è quella di essere un dolce naturale, non liquoroso, per cui ha una lavorazione specifica. Non aggiungiamo alcun tipo di prodotto, raccogliamo in tempo le uve del moscato e poi facciamo un appassimento in cella a temperatura controllata in modo da ottenere un gusto zuccherino.

Parliamo sempre di Nero d’Avola e tutti conoscono questo prodotto. Ma perchè si chiama così? Ci sono diverse leggende in proposito, alcuni addirittura lo fanno derivare dalla Calabria…

Il Nero d’Avola prende il Nome dalla città di Avola, perchè i primi impianti erano lì. Successivamente vengono trasferiti nei territori di Pachino, Noto e Rosolini. Ci sono tante leggende ma che io sappia il vino proviene proprio da Avola.

Entriamo più nello specifico. Quali sono i prodotti principali della Cantina Rudinì?

Abbiamo 12 tipologie di vino, ma il nostro prodotto di punta è il Saro Eloro Pachino DOC, che è un Nero d’Avola della zona Eloro Pachino, che esce ogni due anni (quello di quest’anno è quello dell’annata 2013). Un altro prodotto di punta è il Moscato di Noto DOC, denominato Baroque (facendo riferimento alla barocco delle nostre zone) che ci ha fatto vincere il premio Oscar Douja Dor di Asti. Ha la caratteristica di essere dolce naturale, leggero e non stucchevole e si abbina molto ai formaggi stagionati della nostra zona.

Un altro vino è lo Chardonnay. Non è vitigno autoctono della nostra zona ma è molto particolare. Lo abbiamo chiamato Espressione, perchè appunto esprime tutti i sapori della nostra terra. In un bicchiere di questo vino tu senti il profumo e il calore della nostra terra, il sole, i profumi fruttati… Esprime davvero tutto!

Ecco, a proposito: quanto è importante diffondere la cultura di un prodotto sano legato alla terra?

E’ molto importante. La Sicilia è una terra bellissima e abbiamo dei prodotti fantastici. Il nostro problema è non riuscire a dargli il giusto valore a differenza di quanto avviene nelle altre regioni d’Italia. Il nostro vino potrebbe realmente creare una concorrenza forte. Soprattutto bisognerebbe valorizzare di più tutto il nostro territorio.

I vostri professionisti utilizzano le più moderne e al tempo stesso le più antiche strutture produttive nel rispetto della tradizione. Antico e moderno che si affiancano, innovazione e tradizione insieme. Una bella scommessa!

Come dicevo prima, il nostro palmento ha delle strutture e delle fondamenta molto antiche essendo nato nel 1915 ed essendo giunto alla terza generazione. Vero è che abbiamo dovuto modernizzare e quindi andare al passo con i tempi, integrare nuovi macchinari per poter fare dei vini più particolari e concorrenziali. Nulla toglie che noi, essendo appunto legati alla tradizione, continuiamo ad utilizzare delle vasche in cemento che sono lì da quando la cantina fu costruita e che permettono di tenere il vino sempre fresco e di mantenerne i sapori.

Cosa è cambiato, nello specifico, da quando la vostra famiglia ha cominciato a fare vino ad oggi, a livello di strumenti e metodologie?

Ad esempio una volta non si facevano vini in bottiglia. Si sa che da quando si fanno i vini in bottiglia (noi lo facciamo esattamente da 18 anni) il vino è più raffinato, per cui sono necessari particolari accorgimenti: si utilizzano delle celle frigorifere per fare degli appassimenti controllati e le temperature del vino vengono tenute sempre sotto osservazione per controllarne l’acidità. La produzione del vino ha avuto delle evoluzioni importanti nel tempo. Prima il vino si doveva consumare subito altrimenti diventava aceto. Insomma sono cambiate tante cose nei metodi di produzioni. Ormai tutto è controllato.

Perché è importante tenere viva la tradizione?

La tradizione bisogna sempre tenerla viva perchè la storia bisogna raccontarla. Ed è una storia vera, reale. Si dice sempre che attorno al vino sono state raccontate tante storie di fantasia. Noi invece raccontiamo una storia reale. Ed è questa la vera forza della nostra azienda: il raccontare una tradizione. E la nostra tradizione affascina i nostri clienti. Ad ogni bicchiere di vino raccontiamo la nostra storia!

Il vino siciliano sembra cominciare a far sistema, aggregandosi al Vinitaly. Quest’anno 47 le aziende dell’Isola unite sotto la forma del cosiddetto “stand collettivo”. Ma l’edizione numero 42 della manifestazione dedicata al vino più importante d’Italia ha visto stabilire un nuovo record dalle cantine siciliane, che quest’anno sono salite a 263, mai così tante in quattro decenni! E voi eravate presenti…

Devo dire che quest’anno il Vinitaly ci ha veramente sorpreso, non solo per il numero delle presenze ma anche perchè queste presenze erano davvero significative: c’erano persone veramente interessate. Quest’anno abbiamo fatto una importante scelta: abbiamo deciso di presentarci prima come territorio e poi come azienda; prima la nostra terra e le nostre tradizioni e poi il nostro vino.

E’ stato molto importante andare lì e raccontare il nostro territorio e da dove veniamo. Dire con orgoglio: “La nostra terra è questa e noi siamo la Cantina Rudinì e nasciamo qui”. Le persone sono rimaste affascinate, perchè forse molte cose non se le aspettavano. Spesso il nostro territorio è poco conosciuto, si sta scoprendo, si può dire, solo nell’ultimo decennio. Il fatto di presentarsi tutti insieme unendo le nostre forze (siamo stati come un’unica famiglia) è stato molto importante e significativo per tutti noi.

Un’altra importante occasione è stata quella di Expo. Quanto è stato importante, per una azienda come la vostra, essere presenti alla più importante vetrina mondiale?

Sì. Noi siamo stati presenti all’Expo, in particolare all’evento in occasione dei 100 anni del Tiwains, insieme al Consorzio della cioccolata di Modica. Un evento importante dove erano presenti molti buyer del mondo. Siamo rimasti molto soddisfatti, abbiamo ricevuto tantissimi complimenti e preso diversi contatti. E’ stata davvero un’occasione molto importante!

Il Nero d’Avola ormai rappresenta un segno distintivo…

Sì è effettivamente ormai un segno distintivo. Il Nero d’Avola è conosciuto ed esportato in tutto il mondo ed è un vanto per il nostro territorio! Ma spesso si è fatta confusione. C’è stato un lungo lavoro e adesso finalmente si è capito che il Nero d’Avola viene dal territorio di Pachino!

Da diversi anni ormai si verificano casi di imitazione di etichette: molti vini vengono immessi nel mercato spacciandosi per grandi marchi siciliani e italiani. Sappiamo che la Coldiretti è in prima fila per difendere il Made in Italy. Voi produttori come reagite e cosa vorreste che si facesse di fronte a casi di contraffazione?

Diciamo che in realtà ormai la nostra clientela difficilmente si fa confondere dalle imitazioni. Le persone, ormai, quando acquistano un prodotto, vogliono conoscere la storia e quindi ormai non si fanno più fregare. Vero è che si potrebbe fare di più in questo senso, e i produttori si potrebbero muovere diversamente per evitare che il proprio marchio venga contraffatto. E’ una lotta difficile ma dobbiamo assolutamente cercare di valorizzare di più il territorio e soprattutto cercare di proteggerlo. A questo proposito, ci sono diverse cantine che per acquisire la denominazione di Nero d’Avola hanno comprato i vigneti qui, ma ciò non dimostra che il vino che mettono in bottiglia sia tutto della nostra zona e che sia un prodotto di qualità.

Se dovessimo riassumere con una parola il vostro prodotto, la parola d’ordine sarebbe “qualità”?

Sì, sicuramente il nostro prodotto presenta una qualità significativa, perchè noi stiamo molto attenti a questo. Noi ci distinguiamo perchè la nostra clientela si fida di noi, perchè noi facciamo un vino di qualità, che si distingue dagli altri vini e si adatta a diversi tipi di clientela, anche a chi ad esempio non beve. Perchè la nostra filosofia è anche capire le esigenze di tutta la clientela, dal palato più sofisticato e dalla persona appassionata di vino al cliente che non è abituato a bere.  Noi facciamo vini di qualità, vini che si devono distinguere. E il nostro vino si distingue assolutamente per la qualità!

E con queste parole ci siamo congedati, ovviamente portandoci a casa alcune bottiglie!

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