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VIDEO | LA SICILIA AL COLLASSO, LA PROFEZIA DI GENNUSO

“Lo scippo dei fondi nazionali, l’esclusione da ogni investimento nel decreto sblocca-Italia… Prepariamoci al collasso dei servizi pubblici, ai senza reddito, ai disordini e all’insicurezza. Con Renzi bisognerà ringraziare anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta”. Non è una profezia ma la fotografia del momento per il deputato regionale siracusano, Pippo Gennuso.

“La realtà siciliana  non è quella che sembra. Attenzione a quello che sta accadendo in questi giorni e in questi mesi nell’Isola.  La recente abolizione del Commissario dello Stato per la Sicilia da parte della Corte Costituzionale non è una vittoria dell’Autonomia. L’Ufficio del Commissario dello Stato si pronunciava sulla costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento siciliano. Se le giudicava incostituzionali le impugnava davanti la Corte Costituzionale, che veniva chiamata a pronunciarsi sulla legge approvata dal Parlamento dell’Isola.  Qualche mese fa la stessa Corte Costituzionale, con una scusa un po’ banale  ha deciso di abolire l’Ufficio del Commissario dello Stato. Il protagonista di questa strana abolizione è Stato Sergio Mattarella, siciliano, già Ministro della Repubblica. Il Governo nazionale, negli ultimi due anni – prosegue Gennuso –  ha tolto alla Regione siciliana 5 miliardi di euro. La Regione aveva già un ‘buco’ di 2 miliardi di euro per la metà coperto con un mutuo. In pratica, il ‘buco’ totale nel Bilancio di cassa della Regione siciliana ‘viaggia’ tra 5 e 7 miliardi di euro! Con un buco finanziario di  questa portata  la Regione siciliana non può approvare un Bilancio normale. Così ha approvato l’esercizio provvisorio per i primi quattro mesi dell’anno. In attesa di approvare il Bilancio ordinario ad aprile.  Tutto questo sta avvenendo ben sapendo che, per quasi tutte le categorie sociali della Sicilia, ci sono i soldi solo per i primi quattro mesi. Poi nessuno sa quello che succederà L’assessore  Alessandro Baccei, un tipo sveglio, che ha preso il timone della Regione, esautorando, di fatto, un presidente – Rosario Crocetta –  è stato lui a volere  questo Bilancio provvisorio con i soldi contati per i primi quattro mesi. L’assessore Baccei ha fatto inserire nel Bilancio provvisorio delle entrate fittizie. Si tratta di un miliardo e 700 milioni di euro più un miliardo e 112 milioni euro che la Regione potrà utilizzare solo se lo Stato assegnerà questi soldi alla Sicilia. Come si può notare, un gioco strano, quello ‘pilotato’ dal Governo Renzi con il sottosegretario Graziano Delrio: in due anni Roma ha tolto alla Regione siciliana 5 miliardi di euro circa. Ora l’assessore Baccei – piazzato in Sicilia da Renzi e Delrio – dice che, forse, il Governo nazionale restituirà alla stessa Sicilia 2 miliardi e 800 milioni circa dei soldi che gli ha scippato. Questi soldi che lo Stato forse restituirà alla Sicilia si chiamano “accantonamenti negativi. Crocetta senza dire niente a nessuno – non ha avvertito gli assessori del suo Governo e non ha avvertito il Parlamento siciliano – ha imposto alla Sicilia la rinuncia, per quattro anni, agli effetti positivi del contenzioso tra Stato e Regione siciliana. In particolare, il presidente Crocetta ha stabilito che la Regione da lui presieduta non metterà in atto, per i prossimi quattro anni, una sentenza della Corte Costituzionale – guarda caso dello scorso anno – che dà ragione alla Sicilia sulla questione della territorialità delle imposte.  Semplificando, grazie a questa sentenza la Regione siciliana avrebbe potuto incassare già a partire da quest’anno circa 10 miliardi di euro, accollandosi, contestualmente, alcune competenze residue che ancora gestisce lo Stato. Nel complesso, avrebbe guadagnato 2 miliardi di euro e forse più, risolvendo, con una semplice operazione finanziaria i problemi di Bilancio (con 2 miliardi di euro di entrate in più all’anno in tre-quattro anni avrebbe azzerato il deficit di cassa di 5-7 miliardi: ma Crocetta ha ritardato di quattro anni l’applicazione di tale sentenza).   Crocetta – afferma il deputato – rinuncia misteriosamente ai proventi di tutti i contenziosi vinti e a vincersi dalla Sicilia nei confronti dello Stato per i prossimi quattro anni. Tutto questo nel momento più difficile per i conti pubblici in Sicilia. Il sottosegretario Delrio supera la fase di commissariamento soft della Sicilia che va avanti dal 2012 e nomina direttamente un proprio uomo, Baccei, ad assessore all’Economia, con l’esautoramento sostanziale e definitivo del Presidente della Regione eletto al quale resta solo la competenza di andare da Giletti e parlare di antimafia…”

E Riscossione Sicilia, la società regionale per la riscossione dei tributi che è stata fatta quasi fallire dalla stessa Regione? “Dopo averla sapientemente pilotato da sempre  giunge finalmente il dissesto di Riscossione Sicilia: il consiglio di amministrazione di questa società regionale si è dimesso in blocco. Riscossione Sicilia è oggi già virtualmente chiusa ed assorbita da Equitalia, togliendo alla Regione l’ultimo polmone di finanza autonoma, l’ultimo residuo del secondo comma dell’art. 37 dello Statuto in qualche modo applicato”.

“Il decreto-Irpef  dà il colpo di grazia alle finanze siciliane, dirottando sui versamenti telematici, e quindi allo Stato, il 90 % delle entrate naturali della Regione, dopo un lungo e lento stritolamento, iniziato nel 2012, che qui non mette conto neanche richiamare. Prima conseguenza, ovvia: il Bilancio regionale 2015 non si può nemmeno abbozzare. Lo strangolamento finanziario è ormai totale. Ma l’obiettivo vero dello Stato- nemico, quello non dichiarato, non è questo. C’è dell’altro”.

Siamo arrivati ai giorni nostri.. “Viene nominato a Presidente della bicamerale per le Regioni un noto siciliano collaborazionista,Giampiero D’Alia, la cui primissima dichiarazione è quella secondo cui le autonomie speciali, specialmente ‘alcune’, vanno superate.

L’assessore-Presidente ombra, infine – il riferimento è a Baccei – vara una legge monstruum di esercizio provvisorio, approfittando della provvida eliminazione per tempo del Commissario dello Stato e quindi potendola fare andare comunque in Gazzetta ufficiale ed essere efficace”.

Cosa c’è di mostruoso in questa legge? “Due cose: primo, si dilaziona, caso unico in Italia, l’attuazione della Legge n. 196 del 2009 sulla nuova contabilità degli enti pubblici che dal 2015 quindi varrà per tutte le aziende pubbliche italiane, per tutte tranne che per due: lo Stato italiano e la Regione siciliana, entrambe tecnicamente fallite, ma intenzionate a nascondere per altri 12 mesi la polvere sotto il tappeto (in attesa di che? questo mi sfugge). Secondo, inventando una parola mai sentita in vita mia: il pre-contenzioso”.

“Tecnicamente o c’è il contenzioso o non c’è. L’ex assessore Gaetano Armao impugnava le Finanziarie dello Stato davanti alla Corte Costituzionale (quello era contenzioso), l’assessore Baccei rinuncia al contenzioso in essere, e iscrive in entrata entrate presunte, che potrebbero realizzarsi se qualcuno intanto le chiedesse, e se la Commissione Paritetica emanasse i relativi decreti attuativi. La Regione non ha la facoltà di stravolgere le leggi di bilancio al punto di mettere in attivo entrate presunte, che peraltro lo Stato non ha a propria volta. Ma non è questo il punto! Dire che la Regione non lo può fare, o che lo Stato, ormai fallito, non può permettersi di restituire dei furti alla Sicilia nemmeno un centesimo, perché in cassa non c’è nulla, ebbene tutto ciò è fuorviante. Il vero punto è un altro. Il punto è che Baccei ha certamente concertato con Roma questa mossa. E Delrio, quindi, la conosce perfettamente. Non c’è, non può esserci a logica, alcuna sfida tra Baccei e Delrio, non siamo stupidi!”.

Che succederà, allora? “Ma sarà lo stesso Delrio, con il quale questa mossa è stata concordata che se ne servirà per dare alla Sicilia il colpo di grazia finale. Il Ministero per gli Affari regionali impugnerà la legge approvata da Sala d’Ercole che autorizza l’esercizio provvisorio, manifestamente incostituzionale, e la impugnerà ex tunc, diffidando la Regione dal dare seguito alla stessa, a pena di risponderne personalmente. A quel punto Baccei, sconcertato (per finta), si dimetterà. La Regione siciliana cadrà nella paralisi più totale”.

Con quali conseguenze? “Il Governo nazionale raccoglierà pietosamente questo invito. Commissarierà la Regione, ma non indirà le nuove elezioni. Farà votare a tamburo battente una legge costituzionale, ‘specialissima’, con cui si revocherà l’Autonomia speciale e si dilazioneranno di un anno le elezioni della nuova Regione, questa volta completamente castrata, svuotata di ogni risorsa e a Statuto ordinario, dove la normalizzazione della Rivolta scoppiata nel 1943 dovrebbe trovare il suo definitivo compimento”.

 

 

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